notizie
N.57 febbraio 2025
La realtà e “gli occhiali” con cui scegliamo di guardarla

Non è una notifica a far la notizia.
Bene. Il titolo l’abbiamo. Poi però… Però non è così chiara la differenza: la notifica sullo smartphone rischia di diventare non solo la notizia che aspettiamo (aspettiamo, mica ce la andiamo a cercare…), ma anche il confine di ciò che sappiamo e che ci interessa sapere.
Non dobbiamo tornare all’era pre-internet o ai leggendari racconti di macchine da scrivere, lastre a piombo e notti in tipografia per ricordare come funziona la “macchina delle notizie”. Come lavora un giornalista che non è – permettete una punta di spirito corporativo – un arcaico sinonimo di content creator. Anche i giornali, come le radio, le tv, i siti di informazione, lavorano per campare, ci mancherebbe. E non è la materia prima ad essere cambiata: rimane la realtà, e la notizia è ciò che la racconta. O meglio, ne racconta un pezzettino, perlomeno: parziale, certo, ma onesta, seppure inevitabilmente filtrata dalla sensibilità, dalla cultura, dalla “linea editoriale” di chi la scrive. E, ancora prima, di chi la sceglie. Per permetterci di scegliere. Scegliamo di guardare o ignorare, di conoscere e confrontare, piangere o incazzarci.
Perché al banco smisurato e frenetico delle notizie siamo prima di tutto utenti. Possiamo decidere di aspettare la notifica, di sorvolare la superficie trascinando il dito a rapidi scatti dalla politica internazionale alle ciabatte di un’influencer, dalla ipnotica banalità dei pettegolezzi alle più ardite teorie di oscuri complotti, senza nemmeno il tempo o lo sforzo di domandarci quanto artificiale sia l’intelligenza che ha “creato il contenuto”, senza nemmeno accorgerci che il mondo che crediamo avere in tasca non sia che una bolla algoritmica che inizia in cucina e finisce in soggiorno.
Dove sta allora il valore della notizia? Se tutto è notizia e se la notizia è ovunque, se le fonti si sciolgono nella liquidità delle condivisioni compulsive, se il bisogno umano e sociale di comprendere e agire è sostituito dall’impulso a reagire… Quanto può valere ancora una notizia?
Il tempo e lo sforzo, dicevamo. Questo vale. Il tempo e lo sforzo che dedichiamo a leggere, a guardare, ad ascoltare fino a accorgerci che è di un fatto che ci stiamo occupando; che dentro quel fatto ci sono le persone con le loro storie, che è una pagina del quartiere, della città, del mondo che abitiamo.
È la realtà, accade senza passare dal “centro notifiche”.
Una realtà complessa come le nostre vite che – lo sappiamo bene – non possiamo liquidare a copi di “cuoricini, cuoricini…”. Una realtà che – scriveva Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni del 2017 – «in se stessa, non ha un significato univoco». E per questo ci chiama a cercare tra le pieghe di quel “tutto e subito” a cui ci illudiamo di avere accesso illimitato e a costo zero : «Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli “occhiali” con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa».