sbagli

N.43 ottobre 2023

rubrica

Meglio un congiuntivo corretto o un Negroni sbagliato?

Lo sbaglio ha una cattiva reputazione. Si tende ad evitarlo, a cerchiarlo in rosso, come qualcosa da isolare. È l’intoppo che ci porta a fare i conti con noi stessi e con la presunzione di essere infallibili. Ci costringe a fermarci, a rifare da capo, a tornare indietro per capire cosa non ha funzionato. In alcuni casi basta un colpo di gomma per sistemare le cose, altre volte serve un pizzico di umiltà, l’ingrediente segreto per perdonarsi e perdonare, per fare meglio.

Per Serena, insegnante alle scuole medie, gli sbagli hanno colori pastello. Così spiega ai suoi studenti, imparando con loro ad accettare l’errore e a trasformarlo in esempio. Dalle irregolarità possono nascere parole nuove, eccezioni alla regola che nel tempo si guadagnano spazio tra le pagine dei dizionari. Grazie alla fantasia di un bambino, oggi possiamo definire un fiore “petaloso”, o immaginare Parigi come un’oasi nel deserto.

Lo stesso vale per la musica, dove una nota “stonata” può aprire la strada all’improvvisazione: lo sa bene Loris, contrabbassista e compositore, che con “solo” quattro corde ha infinite possibilità di espressione…e di errore. “Capita a tutti”, sottolinea. L’importante è saperli compensare, prendendoli come spunto per andare in un’altra direzione e creare qualcosa di nuovo.

Come ricorda Roberto, barman professionista, lo sbaglio non ha sempre un cattivo sapore. Spesso è solo questione di trovare il giusto mix, con un pizzico di audacia e improvvisazione. Insomma, ben vengano i congiuntivi corretti…Ma che mondo sarebbe senza il Negroni sbagliato?