voce
N.35 Novembre 2022
Ti racconto una voce…
Giorgia Bertelli canta. È un viaggio tra i ricordi, dentro le emozioni, attraverso gli incontri che compongono la vita. Una "pagina di diario", tra racconto e intervista, per... riuscire a sentire
Quattro mura, una stanza d’inverno, un fuoco che la scalda e lo scoppiettio della legna che arde.
Riesci a sentirla?
Un tavolo consumato dal tempo, due seggiole che hanno colmato l’attesa, due persone che si vedono, due calici di vino che si accarezzano. Vino, rosso. Intesa.
Tutto comincia a muoversi: crea angolature, apre prospettive, si sofferma sui dettagli, si perde nei particolari.
Bocche che si muovono.
Occhi che si cercano.
Riesci a sentirla?
Occhi che si trovano, che si rincorrono come fanno le note, che si appartengono come fanno le emozioni, che si intrecciano come si compone la colonna sonora di un momento, come si scrive la canzone di una vita.
L’Espressione è disordinata come quel fuoco che arde, è ruvida come quel tavolo consumato, è intensa come il sapore del vino e calda come quell’intesa che non ha un tempo.
You are so beatiful To me, Can’t you see?
You’re everything I hoped for, everything I need.
You are so beatiful to me.
Per chi la cantavi Joe? Per chi la canti Giò?”
«A volte mi vengo in mente da sola, la canto per me stessa. È come farmi una coccola. È un modo per ricordarmi da dove arrivo, per ritornare a dove tutto è cominciato, per ritrovare il sapore di casa».
Giorgia ha tre anni. Papà canta, canta da sempre. Nello studio di registrazione c’è molto di più della sua voce, si respira la rincorsa di una passione che vibra attraverso le corde vocali, che danza nel movimento di una testa che ciondola, che si avvicina e si allontana dal microfono, per definire l’intensità, per controllare il movimento invisibile del suono che riempie l’aria.
Papà la guarda.
Papà la guarda e canta.
Papà la guarda, canta e sorride.
Giorgia non è particolarmente intonata e se ne rende conto, si rivolge a suo padre e glielo dice.
«Ce la puoi fare». Risponde lui. «Davvero non riesci a vederla?»
«Cosa?», chiede Giorgia.
Papà la guarda.
Papà la guarda e sorride.
Papà la guarda, sorride e risponde:
«L’intenzione»
Passano gli anni, Giorgia passeggia per le strade di Annecy, una piccola città alpina della Francia, in Alta Savoia. È un tempo di vacanza spensierata, di giovani appena adolescenti che nutrono gli occhi di nuovi luoghi, di esperienze di viaggio che conservano l’unicità delle prime emozioni, dei primi incontri, delle prime note di una melodia.
Giorgia passeggia e canta, con tono modesto, come quello di chi lo fa per se stesso, per accompagnare quell’idea di nuovo che si mette in movimento. Qualche compagno di vacanza, poco distante, si gira e la osserva. Riempie il silenzio dei passi, comincia a sentire il colore delle foglie, il profumo del lago, il disordine delle prime conversazioni adolescenziali. Associa tutto ad una voce.
All’improvviso quel momento è Giorgia in un cassetto della memoria. Una voce diventa quindi l’espressione di una necessità, di un ritorno al proprio essere, in questo caso semplice, sentimentale, di cuore: un’intenzione.
Giorgia oggi è adulta, a volte si esibisce in pubblico, a volte canta in chiesa per un matrimonio, dove la sua voce vibra di più e le emozioni si amplificano, provando a riempire tutti gli spazi di quel momento, tutti quei cassetti della memoria che stanno creando.
Giorgia oggi è adulta, è mamma, tra quattro mura, una stanza d’inverno, un fuoco che la scalda e lo scoppiettio del legno che arde.
Ad un tavolo consumato dal tempo c’è una bambina che colora, dei i capelli ricci che riempiono lo spazio con un meraviglioso disordine e alcune note arrangiate che cercano la loro colonna sonora.
C’è una voce di mamma:
You are so beatiful To me, Can’t you see? You’re everything I hoped for, everything I need.
You are so beatiful to me.
Riesci a sentirla?
E tutto riprende senso, tutto riporta là, in quella casa che ha saputo colorare la vita attraverso la voce.
Un tavolo ruvido, due seggiole che hanno colmato l’attesa, due persone che si vedono, due calici di vino che si accarezzano. Vino, rosso. Intesa.
Papà la guarda.
Papà la guarda e sorride.
Una voce.
Sei tutto ciò che speravo, tutto ciò di cui ho bisogno.
Riesci a sentirla?