casa
N.17 Gennaio 2021
L’eleganza della guardiola, porta di un mondo a 11 piani
La giornata della portinaia professione sempre più rara, come un sorriso che ti accoglie prima di salire in ascensore
Simonetta, nella vita precedente, è stata commessa. Poi panettiera in una storica forneria cremonese. Oggi è una delle ultime portiere di condominio del centro città e baluardo di un mestiere, e di una società, che va lentamente scomparendo. Diverse le ragioni. Prima fra tutte, in ordine cronologico, l’avvento, negli anni Settanta, della tecnologia e più in particolare degli impianti citofonici. Per molti proprietari, inoltre, il servizio di portineria è diventato un lusso, sacrificabile per affidarsi ad una impresa di pulizie.
Spesso però ci si dimentica del valore sociale ed umano di questa figura raccontata, nel tempo, anche da scrittori e registi cinematografici. Il portiere, deus ex machina della gestione condominiale, è ancora considerato un “amico”, una persona di fiducia, ma è anche un connettore, di persone e delle loro esigenze: «Mi piace lavorare e ci tenevo a questo posto – afferma la portinaia, da un anno “custode” di uno stabile in Piazza Roma – Per due anni ho sostituito la signora Lina, storica portiera, per un ventennio, del condominio. Da lei ho imparato i segreti del mestiere. Ho seguito il suo sistema, poi inevitabilmente ognuno mette nella professione qualcosa di personale».
A Cremona, di portinai e portinaie, ne sono rimasti una manciata. Solamente negli anni ottanta erano tantissimi i “professionisti della guardiola”, spesso anche abitanti di spazi affacciati su luoghi di transito, confine ideale tra abitazione e città, filtro tra mondo esterno ed una dimensione privata della vita. Tante sono le guardiole abbandonate, riadattate ad appartamenti od uffici: «Siamo rimasti in pochi. La mia giornata? Inizio presto la mattina e stacco a mezzogiorno e mezza. Ho undici piani da tenere ordinati. Verifico se le porte funzionano, se terrazzi e balconi hanno bisogno di pulizia, curo il verde. Dalla guardiola controllo chi va e chi viene, smisto posta e pacchi. Si presentano le situazioni più complesse, occorre tenere alta l’attenzione. Un aspetto su cui non transigo è indossare la mascherina, sempre. E mai due persone dentro l’ascensore».
La cabina di comando è perfetta in ogni piccolo dettaglio. Nulla è fuori posto in quell’oblò severo e spartano. Gioiello della penna di architetto, cesellato dalle mani di un artigiano nelle quali il mestiere diventa arte. Così affascinante, intimo e raccolto. Perfetta combinazione, anche cromatica, per il mosaico delle cassette postali incastonate nella parete che precede l’ingresso della guardiola: «L’ho arredato con due piante per dare un po’ di colore e vivacità. È un mini-ufficio, vero, ma è come se fossi a casa. Tengo molto ai miei spazi».
Scambia due parole con tutti, il lei è dovuto secondo il manuale di un bon ton difficilmente codificato ma tramandato nel tempo: «Non sai mai chi ti trovi davanti, la portineria è lo specchio del mondo. Distinti signori, personaggi coloriti, tecnici di manutenzione si alternano, giorno dopo giorno. Devi essere sempre disponibile, non musona. Io parto avvantaggiata, perché, di carattere, sono sorridente e solare. In questo spazio così fondamentale per un condominio è importante saper essere, tra virgolette, un pochino psicologa. Bisogna capire la gente, riconoscere quando azzardare una confidenza, quando una parola in più può fare bene».