segni

N.51 Giugno/Luglio 2024

riflessi incontra

L’impronta dell’artista nella scalata verso il Paradiso

Francesco Visentini è uno scultore, ma nel suo percorso artistico ha scoperto la xilografia. E con questa tecnica ha portato nel Museo del Torrazzo di Cremona il Purgatorio di Dante: «Un po' di fatica per raggiungere la cima»

Nel cuore del Torrazzo di Cremona  c’è il Purgatorio. L’impervia scalata dantesca prende forma attraverso le xilografie di Francesco Visentini, scultore e presidente dell’Unione artisti cattolici italiani di Brescia, che ha scelto gli spazi del Museo Verticale per ricostruire il percorso verso i cieli descritto dal sommo Poeta. La sua avventura con l’incisione è iniziata nel 2020, durante il primo lockdown imposto dalla pandemia: «In casa avevo alcune tavolette recuperate da una soffitta e una copia scolastica della Divina Commedia», racconta. «Ho pensato d’illustrarla patendo dall’Inferno, presentato nel 2021 per il settimo centenario dantesco. Quest’anno è dedicato al Purgatorio, protagonista di una mostra “in salita”». Lungo il percorso, il visitatore trova trentatré tavole ad inchiostro blu, per altrettanti testi (poetici e introduttivi) che riflettono su alcune tematiche della cantica. Le figure sono sintetizzate in un tratto semplice e stilizzato, che sbozzato nel legno e ricoperto d’inchiostro restituisce un’immagine pulita e lineare.

«Come diceva Arturo Martini, gli artisti sono tutti pigri, soprattutto gli scultori. Cercano di fare il massimo con il meno possibile». Con un pizzico d’ironia, Visentini racconta la potenza dell’atto incisorio, sintesi di pensiero, azione e identità. «Le incisioni sono segni essenziali. È un gesto di presenza, significa lasciare un segno, proprio come avveniva nelle caverne dei Camuni oltre 10 mila anni fa. Può essere un graffio, o un’impronta, ma significa “io esisto”. Può essere un tratto figurativo o diventare un suono, una musica; non a caso si dice “incidere un disco”».

Per Francesco, la scultura rimane il primo grande amore: «L’ho incontrata quasi per caso – ricorda – ma ha determinato la prima vera scelta della mia vita». Dopo il liceo ha deciso d’iscriversi all’Accademia di Belle arti di Brescia, specializzandosi nella lavorazione della terracotta. «Mi piace tantissimo lasciare le mie sculture un po’ ruvide, in modo che si possa scorgere il gesto, il segno delle impronte digitali. A volte mi chiedono perché non firmo le opere: non serve, sulla loro superficie rimane la mia mano. La conferma arriva quando qualcuno riconosce il tuo stile senza conoscere il nome dell’autore».

«A volte mi chiedono
perché non firmo le opere:
non serve, sulla loro superficie
rimane la mia mano»

Tra i doni della scultura, l’invito alla riflessione: «L’opera inizia ben prima di toccare la materia: non sei tu a plasmare l’idea, ma il contrario: devi prima lasciarti plasmare». Modellando l’aria con le mani, Visentini riassume il delicato processo interiore che preesiste all’opera, ultima sintesi del pensiero. «Credo l’ultimo scopo di un artista sia lasciare un segno di sé e della propria epoca, qualcosa che rimanga nel tempo». L’auspicio è che ciò avvenga anche nell’animo di chi sceglierà di avventurarsi nel ventre del Torrazzo, per seguire le orme di Dante nel faticoso percorso di ascesa al Paradiso. «Vorrei lasciare nei visitatori quella sensazione di fatica che rimane dopo aver fatto un viaggio ricco di significato, ripagato però da una sensazione di benessere, la stessa sensazione che Dante descrive quando arriva in cima alla sua montagna, al Paradiso. Un gradino alla volta… e anche in questo caso la vista sarà magnifica».