bontà

N.53 Ottobre 2024

riflessi incontra

Maria, sorrisi e regole: la “maestra buona” sa imparare dai suoi piccoli

Cosa rende una maestra buona una... buona maestra? E ad essere troppo buoni si fa davvero il bene dei bambini? Domande difficili a cui risponde con il sorriso la maestra (e mamma) Maria

Insegnare è una sfida quotidiana. Per Maria Omodei è una passione, trasformata nella professione: dopo gli studi in Scienze della Formazione ed una prima esperienza professionale a a Milano, oggi è tornata a Cremona – la sua città d’origine – dove è maestra alla scuola dell’infanzia “Maria Immacolata”. Per lei, essere una buona insegnante significa «guardare chi si ha di fronte, accogliere il mondo che ognuno ha con sé». Ogni mattina in aula viene accolta da 24 bambini: «Mi raccontano tantissime cose!», spiega. «Alcune buffe, altre serie. Il mio ruolo è accogliere ciò che portano, domande comprese. Per esempio: “Dio esiste?” – ricorda Maria – In questi casi non esistono soluzioni preconfezionate, ma risposte di vita. Le abbiamo cercate insieme, portando testimonianze personali, costruite attraverso la nostra esperienza. Cercare di essere buoni insegnanti significa non aspettarsi qualcosa dai tuoi allievi, ma ascoltarli e lasciare loro la libertà di crescere».

Soprattutto quando imparano a muoversi nel mondo: «I bambini di oggi sono sottoposti a tantissimi stimoli ed esperienze, per molti di loro il livello di frustrazione in caso di errore o insuccesso rischia di essere alto. Occorre allontanare l’idea di essere buoni o cattivi: il giudizio non deve riguardare la persona, ma il valore delle sue azioni».

Quando torna a casa, Maria trova gli abbracci di Martino e Tommaso, di 4 anni e un anno e mezzo. «Anche essere mamma è un’avventura», sorride con dolcezza. «Con loro cerco di togliere i panni della maestra». Anche se è dai suoi piccoli alunni che Maria impara «ad essere io, una versione migliore di me e anche a guardare i miei figli in un modo diverso: ho imparato a lasciarmi stupire».

L’educazione passa soprattutto attraverso l’esempio delle persone che incontriamo ogni giorno: «A partire dalla famiglia – prosegue – il confronto con i genitori è la parte più difficile, ma forse la più importante: occorre ascoltarsi e capirsi, per essere alleati e andare nella stessa direzione, perché abbiamo a cuore la stessa cosa: aiutare il bambino a crescere nel migliore dei modi possibili». Fino al momento di lasciarli proseguire lungo il proprio cammino: «Salutarli non è mai semplice – confessa Maria con un velo di emozione – vederli diventare adulti è una gioia e un piacere, sono felice di essere parte di questo breve tratto di vita, sapere che ho lasciato un’impronta sulla loro strada». Quale impronta? «Quando entro in classe mi chiedo: oggi chi voglio essere? Cosa voglio trasmettere? Pensare che gli adulti di domani si costruiranno un po’ anche grazie a me, fa tremare le gambe… Ma rende tutto entusiasmante».