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N.20 Aprile 2021
8 marzo 2020
Ospedale di Cremona
Una dottoressa del Pronto Soccorso scatta la fotografia che diventa icona dell'epidemia E della fatica E della resilienza
L’8 marzo 2020 tutto il mondo è entrato nelle corsie dell’Ospedale di Cremona. Nel tempo di un clic. Impetuoso, intenso. Vero, perché ha svelato, senza fronzoli, per la prima volta, quale fosse la condizione del personale sanitario che, all’interno delle corsie, dei reparti e nelle sale di terapia intensiva combatteva da giorni contro un nemico invisibile e fino a quel momento sconosciuto. La fotografia che ritrae Elena Pagliarini, infermiera, stremata dopo dieci ore di lavoro, riversa sulla tastiera di un computer per qualche minuto di riposo, è diventata simbolo della lotta alla pandemia. Francesca Mangiatordi, medico di Pronto Soccorso e fotografa amatoriale, in quell’istante ha cambiato la storia della comunicazione attorno ad una emergenza sanitaria mondiale. Per la prima volta si è ragionato sui concetti di stanchezza e resilienza.
Elena Pagliarini indossa ancora mascherina, cuffia, camice e guanti. Si è tolta solamente gli occhiali da vista. Nell’angolo destro della fotografia il gel disinfettante per le mani: «Mi è venuto spontaneo immortalare quel momento. Non la volevo disturbare. In quei giorni, all’esterno, non esisteva consapevolezza di ciò che stesse accadendo dentro l’Ospedale. Vivevamo due realtà parallele. Osservare quell’immagine penso sia stato come ricevere uno schiaffo. Ha fermato quell’infinito istante. Non c’è stato nemmeno bisogno di una didascalia. Una fotografia a volte vale più di milioni di parole».
I social sono stati cassa di risonanza e lo strumento per veicolarla in ogni angolo del globo. È stata condivisa persino da Sheryl Sandberg, direttrice operativa di Facebook. Se parliamo della pandemia, questa è la foto che ha ricevuto più like nel 2020 in Italia. Nel giorno della festa della donna, pochi minuti dopo lo scatto, diventato virale nella misura di un clic, due donne hanno messo a nudo una verità amara ma necessaria: «Quel giorno mi sono svegliata ed avevo già il telefono inondato di messaggi».
Stefania Mattioli è Dirigente e responsabile del settore comunicazione dell’Asst. È toccato a lei gestire e veicolare quell’immagine nella miglior direzione possibile: «La rete viaggia ad una velocità inimmaginabile. La prima cosa è stata verificare l’autenticità dello scatto. Alcuni infermieri mi hanno confermato che l’autrice fosse una dottoressa del Pronto Soccorso. I primi giorni di marzo la situazione dentro gli ospedali non era così chiara.
Il giorno 2 Piazzapulita, con il giornalista Alessio Lasta, produsse il primo servizio all’interno di un reparto di terapia intensiva Covid. Cremona era già al centro dell’attenzione mondiale. Su quell’onda il messaggio lanciato dalla fotografia che ritrae Elena è stato dirompente. Ha mostrato il lato umano, i giorni interminabili, la fatica e la stanchezza dei nostri sanitari impegnati, senza sosta, in prima linea, contro il virus. Allora si discuteva ancora se chiudere o meno i bar alle 18…».
Il telefono di Stefania Mattioli da quell’istante non ha mai smesso di squillare: «Prima i media locali, poi quelli nazionali, poi quelli europei e mondiali. Ci hanno chiamato tutti: testate tedesche, francesi, tv coreana e portoghese. E poi la Cnn. Un ricordo indelebile è la prima telefonata del Direttore del Tg1 Giuseppe Carbone: è nata una collaborazione che ha portato notizie di Cremona nelle principali edizioni del telegiornale. Quella fotografia, sempre pubblicata con il nome di chi l’ha scattata, è diventata di tutti. La potenza non sta tanto nella tecnica o nella perfezione, quanto in ciò che comunica. Il tempo di quel clic continua anche oggi: pochi giorni fa ho ricevuto da una agenzia di stampa una richiesta di intervista ad Elena».
La fotografia ha raggiunto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Elena Pagliarini è stata nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana: «Geoff Dyer – ricorda la Dottoressa Mangiatordi – ci ha insegnato come la fotografia fermi quell’infinito istante. Anche tra dieci anni ci ricorderà cosa sia successo. Quanto spirito di sacrificio e forza abbiano mostrato gli operatori sanitari. Come fotoamatrice sono felice che questa fotografia sia diventata un simbolo, è il sogno di ogni fotografo. Non so se esista un mondo prima e dopo questo scatto. Sono convinta abbia aperto le porte su un mondo fino ad allora considerato quasi un tabù».
Gli istanti, la somma degli attimi, tutta la storia verranno raccolti per le future generazioni: «Sto creando un archivio storico sulla pandemia – afferma Mattioli – Attraverso carta stampata, fotografie, video. Per aiutare chi tra dieci, venti, cinquant’anni vorrà studiare la storia. Bisogna mantenere la lucidità: ritengo fondamentale lasciare tracce serie».