gemme
N.58 marzo 2025
Buon compleanno FAI, da 20 anni svela e salva i nostri “luoghi del cuore”
Il FAI di Cremona compie 20 anni. Due decenni di apertura dei capolavori - più o meno nascosti - dei nostri territori. Per ammirarli, conoscerli, difenderli. Il referente della delegazione ANGELO LANDI ci accompagna dietro le quinte delle Giornate FAI che, di primavera in autunno, riscuotono sempre più successo, e ci apre le porte dello "spirito FAI", tra incontro generazionale, amore per il patrimonio e l'ambiente, servizio per la comunità
I luoghi che viviamo portano il segno di chi li ha attraversati. Storie, sentimenti, valori che rimangono impressi come impronte, per ricordarci da dove veniamo e qual è il valore di ciò che stiamo attraversando. Questa riflessione sottile accompagna il passaggio delle migliaia di visitatori che partecipano alle Giornate di Primavera organizzate dal Fondo Ambiente Italiano. Nata nel 1975, è una realtà ormai consolidata sul territorio nazionale e può contare su sezioni locali che si occupano di tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico, artistico e culturale. Quest’anno la sezione cremonese compie vent’anni: conta 74 volontari e 12 delegati, senza distinzioni di età, professione e interessi.
«È una realtà vivace, eterogenea e in continua crescita», afferma Angelo Giuseppe Landi, architetto e capo della delegazione FAI Cremona. «Ognuno dà il proprio contributo in termini di tempo, energie e impegno, soprattutto durante le Giornate FAI, che nei weekend di apertura accolgono circa 4mila persone».
Tutto ruota attorno alla relazione: «I luoghi della cultura sono l’occasione per incontrarsi, confrontarsi, imparare cose nuove», sottolinea Landi. «Il lavoro dei volontari consente di raccogliere fondi destinati alla tutela del patrimonio culturale e paesaggistico italiano«.
Negli ultimi vent’anni, la fondazione ha aperto al pubblico più di 120 edifici nei territori di Cremona e Casalmaggiore. Si tratta di beni che vengono acquisiti dal Fondo per essere valorizzati o «salvati» da un destino di decadenza e abbandono. «Viviamo un periodo storico complicato», spiega l’architetto, «in cui si prospetta un calo demografico significativo, accompagnato da un momento di stasi per l’economia. Ciò si scontra con le necessità di cura di un patrimonio enorme, con esigenze di tutela ingenti, che spesso le leggi nazionali non permettono di soddisfare. Temo che questo ci costringerà a fare una selezione tanto sul patrimonio pubblico quanto privato».
L’abbandono non riguarda solo i palazzi nobiliari: «Viaggiando lungo le nostre strade provinciali ci si imbatte spesso nelle cascine cadute in disuso. È la nostra “Pompei diffusa”, ruderi che man mano cedono il passo al tempo«. Recuperarli è una sfida, che esige un cambio di mentalità. «Se non cambia il sistema economico, possiamo cambiare noi», suggerisce Landi. «Significa rinunciare alla perfezione e tornare alla vera sostenibilità. Un po’ come i nostri nonni, che vivevano con pochissimo. Tornare al passato sarà un progresso da certi punti di vista».
Il ruolo delle nuove generazioni sarà fondamentale: «Non siamo qui per dare lezioni, ma per far capire loro il senso dell’importanza di questo patrimonio. Per renderli attori, lasciare loro spazio. Bisogna tornare a investire sui giovani, lasciarli liberi di fare e di sbagliare, di mettersi in gioco e costruire qualcosa di nuovo».
Al FAI le occasioni non mancano, soprattutto nel 2025: tra le più attese c’è l’apertura del Palazzo della Prefettura di Cremona. «Le amministrazioni pubbliche conoscono l’importanza di queste iniziative e vogliono mettersi in gioco», prosegue Landi. «Vogliono entrare in contatto con i cittadini, dimostrare che i palazzi pubblici sono in realtà luoghi della comunità. Non vogliamo raccontare solo la bellezza: in questi luoghi sedimenta un po’ di umanità di chi ha vissuto e vive questi edifici. Non tuteliamo solo la materia, ma il senso che ha per la nostra comunità».
Portando con sé il sorriso che, poco alla volta, ha recuperato.