segni

N.51 Giugno/Luglio 2024

geopolitica

C’è un’Europa da salvare

Brexit, crisi internazionali e astensionismo pongono interrogativi importanti sul ruolo e sul futuro dell'Europa e dei suoi valori. Domande raccolte dal cremonese Michele Bellini in un libro che analizza e richiama alla responsabilità

Come sarà l’Europa di domani? Sarà in grado di lasciare un segno? Alla luce delle recenti elezioni, la risposta non è scontata. Come spesso accade in tempo di consultazioni, la prospettiva tracciata dal voto dell’8 e 9 giugno 2024 delinea le tendenze degli anni successivi, sull’asse teso tra due estremi: continuità o cambiamento. Non si tratta solo di definire numeri e percentuali, bensì della necessità di leggere e comprendere le tendenze che determineranno gli equilibri presenti e futuri, riconfermando o sovvertendo lo status quo.
 
Ne parla Michele Bellini, autore del libro Salviamo l’Europa (Marietti1820, 2024), con postfazione di don Bruno Bignami, sacerdote cremonese direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, e prefazione dell’ex premier Enrico Letta. Frutto della formazione e dell’esperienza pluriennale su scala europea, il lavoro del giovane studioso offre una lucida analisi dell’attualità e delle sfide che caratterizzeranno il nostro futuro di cittadini e comunità.

Il titolo è al contempo un’esortazione e una provocazione: «Dobbiamo smetterla di pensare che l’Europa sia qualcosa di fatto e finito, figlia di un sogno lontano», afferma Bellini. Certo, negli ultimi anni gli scossoni non sono mancati: nel giugno 2016 Brexit ha portato il Regno Unito fuori dall’UE, aprendo un varco fino a quel momento considerato utopia. «È stato il primo campanello d’allarme – sottolinea -– per ricordarci che nulla è scontato o irreversibile». Nel febbraio 2022 il conflitto russo-ucraino ha infranto la convinzione che una nuova guerra in Europa non sarebbe stata possibile.
 
Un ulteriore segnale di criticità emerge dagli ultimi risultati elettorali: in termini di partecipazione al voto, la media europea si è leggermente alzata rispetto al 2019 (dal 50,66% al 51,08%), mentre in Italia si riscontra un’ulteriore contrazione, scendendo per la prima volta sotto la soglia del 50 per cento. «È un dato che deve far riflettere», commenta Bellini. «Le cause sono molteplici e complesse, ma in parte è una questione di mentalità: se si continua a ripetere che la politica non serve a niente, non c’è da sorprendersi se la gente smette di votare. Facciamo qualcosa per dimostrare il contrario e ricordare perché è importante farlo. L’Unione Europea è qualcosa di inedito: come ci ricorda la storia, tutti gli stati moderni sono stati creati attraverso processi violenti, come guerre civili, conflitti o invasioni. Con l’integrazione europea stiamo provando a fare qualcosa di mai fatto prima: realizzare l’unificazione in modo democratico e pacifico. Ciò è possibile, ma senz’altro richiede tempi più lunghi e uno sforzo maggiore, condiviso. A partire dalla partecipazione».

In termini di aritmetica parlamentare, le consultazioni hanno riconfermato la maggioranza tradizionale, composta da Partito Popolare Europeo (Ppe), Socialdemocratici (S&D) e Liberali (RE), ma a guadagnare seggi, oltre al Ppe, sono state le forze conservatrici e nazionaliste, che acquistano margine e potere a scapito di Verdi e Liberali, in netta contrazione. Sebbene i risultati non sovvertano gli equilibri complessivi dell’emiciclo, l’impatto della nuova linea si vedrà nei fatti: »La destra europea – spiega Bellini – avrà più peso nelle dinamiche di negoziazione sui pacchetti legislativi cruciali per l’Europa, dove una maggiore presenza di esponenti euroscettici può influenzare il risultato finale anche in Parlamento. Una dinamica che abbiamo iniziato a vedere anche nel Consiglio, l’altro grande decisore, negli ultimi due anni».

«Con l’integrazione europea stiamo provando
a fare qualcosa di mai fatto prima:
realizzare l’unificazione in modo democratico e pacifico.
Ciò è possibile, ma senz’altro richiede tempi più lunghi
e uno sforzo maggiore, condiviso. A partire dalla partecipazione».

Non ultima, l’influenza del voto sui governi nazionali, a partire dall’inedita situazione della Francia, in cui il presidente Emmanuel Macron ha risposto alla vittoria del fronte nazionalista di Marine Le Pen sciogliendo il parlamento e portando il Paese a nuove elezioni entro l’estate; così in Germania, dove la coalizione di governo totalizza oltre 15 punti meno del gruppo composto da conservatori ed estrema destra. 

La rimonta dell’euroscetticismo potrebbe cambiare il modo in cui il progetto europeo viene percepito e l’influenza che avrà sullo scacchiere internazionale. «Il tema centrale del nostro tempo sarà capire se l’Europa sarà messa nelle condizioni di incidere o meno sui grandi processi in cui siamo immersi, se saprà stare al passo con l’accelerazione della storia cui stiamo assistendo», afferma Bellini. »Salviamo l’Europa dall’irrilevanza e da se stessa: se vediamo che il mondo intorno a noi sta andando in una direzione che non ci piace, sta a noi prendere una posizione per mantenere vivo questo progetto». 
La riflessione dell’autore – come suggerisce il sottotitolo del suo libro – ruota attorno ad otto parole chiave (geopolitica, allargamento, sovranità, democrazia, sostenibilità, immigrazione, convergenza, tecnologia) scelte per definire i punti cardinali del cambiamento e le sfide che accompagneranno il prossimo futuro. «Il sociologo Zygmunt Bauman ha definito l’Unione Europa una “avventura incompiuta” perché è proprio mentre la cerchi che la costruisci, trovando soluzioni innovative basate sulla cooperazione e sui valori fondanti, che si esprimono sia nel metodo sia nelle finalità. Il fondo Next Generation Eu è un valido esempio di come si possa lavorare insieme per rispondere a necessità comuni, trovando risposte inedite e innovative».

Ogni scelta parte dal confronto con il mondo che ci circonda, per capire a che punto siamo e in che direzione andare. «Basta uscire dai confini europei e guardarsi attorno per capire quanto ciò che consideriamo scontato sia in realtà un’eccezione», commenta Bellini. «Non sta scritto da nessuna parte che la democrazia sopravviverà a questo secolo. L’unico modo per garantirla è continuare ad investire in questo progetto, con ambizioni di pace, democrazia e stato di diritto. L’Europa deve lasciare il segno, ieri come oggi, per essere credibile e diventare un modello di stare al mondo alternativo a quello delle potenze imperialiste».


SCHEDA

Cremonese, fin dalle scuole superiori ha manifestato un forte interesse per l’Europa, che spesso rimaneva tra gli argomenti non trattati in vista dell’esame di maturità. Dopo gli studi alla scuola di Affari Internazionali di Sciences Po Paris (dove poi lavorerà per cinque anni) e uno stage al Parlamento Europeo nell’anno nero di Brexit, è maturata la scelta di un futuro al servizio del progetto comunitario. Ha contribuito alla fondazione dell’Académie Notre Europe dell’Istituto Jacques Delors (Parigi) e ha creato la Budapest European Agora, due progetti volti alla formazione dei giovani sulle tematiche europee. Negli ultimi quattro anni ha investito le proprie energie in Italia, dove ha allacciato collaborazioni con testate locali e iniziative di divulgazione su varia scala, per rafforzare il legame tra territorio ed istituzioni. Oltre all’ultima pubblicazione uscita nella primavera 2024, da quest’anno è socio di Villa Vigoni, centro di amicizia italo-tedesco per la promozione del dialogo europeo.