bontà
N.53 Ottobre 2024
Dal profitto al bene comune: studenti in campo per una nuova economia
Sei studenti del campus di Cremona dell'Università Cattolica, grazie al contributo di Credito Padano, hanno partecipato al Festival Nazionale dell'Economia Civile per esplorare nuove idee e buone pratiche per un'economia più sostenibile
In un’epoca in cui l’economia globale sembra aver perso di vista il suo scopo originario, dove il profitto viene spesso perseguito a discapito del benessere collettivo, una nuova voce si leva, con forza, per chiedere un cambiamento. Questa voce è quella dei giovani, portatori di una visione che vede nell’economia non solo un mezzo per generare ricchezza, ma uno strumento per migliorare la vita delle persone e delle comunità. È con questa consapevolezza che sei studenti del campus di Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno partecipato alla sesta edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile dal titolo L’ora di Partecipare, tenutosi a Firenze dal 3 al 6 ottobre 2024.
Fabiola Agosti, Emanuele Azzini, Federico Boni, Claudia Cristofolini, Naoui Youssef e Lucia Polonioli, studenti del corso di laurea triennale in Economia Aziendale, hanno raccolto la sfida di partecipare al festival, grazie al sostegno di Credito Padano, che ha sponsorizzato il loro viaggio. Questa esperienza extra-curricolare li ha portati a seguire incontri di alto livello con ospiti come Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace 2006, Melissa Parke, direttrice di Ican e Premio Nobel per la Pace 2017, Jeffrey Sachs, docente alla Columbia University e l’economista Alberto Acosta. Inoltre, hanno avuto l’opportunità di contribuire attivamente alla stesura del Manifesto dei giovani per una Nuova Economia Sociale e Civile, consegnato ai vertici del comitato promotore, rendendosi protagonisti del cambiamento.
Uno dei momenti più significativi del Festival, infatti, è stata la presentazione del Manifesto dei giovani, redatto dagli studenti provenienti da tutta Italia. Il documento esprime una forte presa di posizione verso un modello economico capace di coniugare il profitto con il bene comune, e sottolinea l’importanza di un consumo responsabile e di un impegno attivo nella costruzione di un’economia più inclusiva e sostenibile.
«Noi giovani ci impegniamo a sostenere e sviluppare
imprese che abbiano come obiettivo non solo il profitto,
ma anche il miglioramento delle condizioni
sociali e ambientali dei nostri territori»
«Noi giovani – si legge nel Manifesto – ci impegniamo a sostenere e sviluppare imprese che abbiano come obiettivo non solo il profitto, ma anche il miglioramento delle condizioni sociali e ambientali dei nostri territori. Ci impegniamo ad acquistare consapevolmente, informandoci sul luogo di provenienza dei prodotti e sulle condizioni di lavoro».
Gli studenti, nel raccontare la loro esperienza, incalzati anche dall’interrogativo di Oliviero Sabato, Direttore Generale di Credito Padano BCC: «Cosa vi hanno lasciato questi incontri così “corposi” e significativi?», hanno sottolineato l’importanza di questa opportunità nel loro percorso formativo, che ha permesso loro di confrontarsi per la prima volta con il “mondo dei grandi”. Non solo per età ed esperienza, ma “grandi” per davvero: premi Nobel e altre personalità di spicco. Non si è trattato solo di acquisire nuove nozioni, ma anche di assorbire valori fondamentali, come l’etica, la responsabilità sociale e la sostenibilità. Il tutto, come sottolineato da Fabio Antoldi, docente di Strategia Aziendale all’Università Cattolica e direttore del Centro di Ricerca per lo Sviluppo Imprenditoriale (CERSI): «Incontrando l’economia vera, al di fuori di un’aula universitaria», in una cornice d’eccezione come il Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio.
Il concetto di economia civile affonda le sue radici nel XVIII secolo, quando Antonio Genovesi, economista napoletano, introdusse il termine nella sua opera Lezioni di commercio, o sia d’economia civile nel 1754. Genovesi propose un modello economico in cui le relazioni tra le persone non erano dominate dalla competizione, ma da valori come la reciprocità, la comunità e il bene comune. In questo sistema, l’economia non è solo un meccanismo per la produzione e lo scambio di beni, ma uno strumento per garantire il “ben vivere sociale”.
La visione di Genovesi è oggi più che mai attuale, in un’epoca in cui i limiti del modello economico globale emergono chiaramente, a causa delle crisi legate alla globalizzazione e alla finanziarizzazione dell’economia.
«L’economia civile è un’economia attenta alla persona – ha spiegato Fabio Antoldi, nel presentare l’evento che questi ragazzi hanno vissuto – che vede il profitto come un mezzo non un fine, e considera il benessere delle persone e delle comunità come obiettivo primario, partendo non solo dalle teorie, ma dalla prassi».
Oliviero Sabato, Direttore Generale di Credito Padano BCC, ha sottolineato l’importanza di sostenere iniziative come questa: «Questi eventi permettono ai giovani di essere protagonisti attivi del cambiamento, sviluppando una consapevolezza critica e una responsabilità che va oltre l’ambito accademico. Siamo orgogliosi di aver permesso loro di partecipare perché il nostro interesse dal punto di vista sociale è proprio l’accrescimento culturale che permetta di dare un contributo concreto all’economia».
Accanto ai giovani, ci sono imprenditori,
amministratori e aziende
che stanno già dando vita
a un nuovo modello sociale ed economico,
basato su virtù civili e relazioni di qualità
L’esperienza degli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore dimostra come sia possibile unire le competenze teoriche alla loro diretta applicazione in contesti nuovi, in cui poter incidere, con l’obiettivo di costruire un futuro in cui l’impresa non sia solo una questione di profitto, ma un attore chiave nel miglioramento delle condizioni di vita delle persone e delle comunità. È questa la sfida che il Festival Nazionale dell’Economia Civile ha lanciato, e che i giovani sono pronti a raccogliere.
Non si tratta di un’utopia. Accanto ai giovani, ci sono imprenditori, amministratori e aziende che stanno già dando vita a un nuovo modello sociale ed economico, basato su virtù civili e relazioni di qualità. Molte di queste idee sono già una realtà, come dimostrano le “buone pratiche” presentate durante il Festival. Tra queste i ragazzi hanno citato l’impresa Panguenata, in provincia di Mantova, che trasforma il legno di pioppo in compensati e ha ottenuto importanti certificazioni come EPD (Environmental Product Declaration), Blauer Engel e Gender Equality. Un altro esempio è Panacea, una cooperativa di Torino che va oltre la semplice panetteria, producendo prodotti farinacei con farine poco lavorate e impegnandosi in progetti per lo sviluppo sociale inclusivo e sostenibile. Un cambiamento concreto, che è già in atto e che dimostra che un’economia più giusta e sostenibile è possibile.