colori
N.19 Marzo 2021
Immaginare il mondo
un mattoncino alla volta
Erano cinque ora sono di più eppure non è finita l'eterna sfida dei Lego® fan di ricostruire il mondo senza sfumature (o quasi)
Q
di Claudio Gagliardini
uanti colori è in grado di distinguere l’occhio umano? Per rispondere a questa domanda ne dobbiamo prima di tutto porre un’altra: vediamo tutti allo stesso modo? Com’è facile immaginare la risposta a questa seconda domanda è no, ed è pertanto difficile poter stimare con certezza quanti colori la media delle persone sia effettivamente in grado di distinguere.
C’è poi un problema di fondo: a meno che non ci troviamo in un laboratorio con una luce perfettamente uniforme e neutra, definire con certezza il colore di un oggetto è un compito estremamente arduo.
In linea teorica, tuttavia, è possibile convenire sul fatto che, in media, le persone sono capaci di distinguere qualche milione di sfumature di colori diversi, sui quali riusciamo però ad intenderci e a convenire soltanto in modo spannometrico, utilizzando prevalentemente i nomi dei colori primari (rosso, blu, giallo) e secondari (arancione, verde e viola), oltre al bianco e al nero. Se aggiungiamo a questi altri colori di uso comune, come ad esempio il marrone, arriviamo ad un numero che difficilmente supera la dozzina e che può comprendere colori come il bordeaux, il violetto, l’indaco, fino ad arrivare alle definizioni più disparate e spesso fantasiose, su cui comprendersi diventa una vera e propria scommessa.
Non sempre però abbiamo il problema di definire con precisione i singoli colori. Quando guardiamo un panorama di montagna in piena estate, ad esempio, di fronte a noi ci sono infinite sfumature di colore, che però il nostro cervello elabora in modo talmente rapido da riassumere nella nostra mente i soli colori dominanti: l’azzurro del cielo, il bianco delle nuvole, il verde dei prati, il grigio delle rocce, il blu dei laghi e dei fiumi, il marrone dei tronchi degli alberi e qualche chiazza di colore dei fiori o dei campi coltivati. Più o meno la stessa dozzina o poco più su cui tutti siamo capaci di intenderci (anche se quel panorama è così bello perché in realtà è composto da moltissimi milioni di colori).
Un ridotto bouquet che trova pieno riscontro in uno dei giochi più popolari e più longevi che tutti noi conosciamo: i mattoncini LEGO®. Come in tutta Italia e nel mondo, anche nel nostro territorio sono molti gli appassionati di questo affascinante gioco di costruzione, che spesso si riuniscono in gruppi e associazioni. Per parlare del rapporto con i colori di questi appassionati ci siamo rivolti a Gianni Bassini, che fa parte di Cremona Bricks, l’associazione nata a Cremona nel 2012 come comunità indipendente di appassionati.
Con Bassini abbiamo fatto un interessante viaggio nel rapporto di amore/odio che i costruttori hanno con i colori dei loro adorati mattoncini e che al tempo stesso rappresentano una grande opportunità creativa e un insidioso limite (non necessariamente inteso in senso negativo) con cui confrontarsi.
«In quasi dieci anni di Cremona Bricks, e nei miei quasi quaranta di gioco, ho affrontato numerose sfide di costruzione e ho visto aumentare le forme, i colori disponibili, che nei primi anni ‘60 erano soltanto cinque, e le tipologie di pezzi a disposizione», ci ha raccontato.
Tra aneddoti e cenni storici sull’azienda danese, Bassini ci ha spiegato come la svolta multicolore è arrivata con le scatole a tema, che hanno imposto all’azienda di progettare e costruire pezzi e colori particolari, soprattutto per le scatole che riproducono personaggi o scene date in licenza dalle case cinematografiche o di animazione.
Queste serie speciali, che spesso hanno aumentato il loro valore nel corso degli anni, soprattutto a seguito della loro uscita dalla produzione, offrono oggi agli appassionati un enorme numero di varianti, non soltanto cromatiche, per costruire qualsiasi genere di cosa.
Ma come vengono usati i colori dai costruttori LEGO®? «Quando si progettano e si realizzano grandi diorami, rappresentando città, ambienti naturali e ogni altro genere di contesto, spesso a tema, i colori servono principalmente per avvicinarsi alla realtà o al mood di ciò che stiamo realizzando. Miscelarli nel modo giusto significa staccare i soggetti dal contesto e renderli più riconoscibili, valorizzando parti dell’opera che altrimenti si perderebbero nel contesto o sarebbero difficili da interpretare».
Ci sono poi problematiche realizzative che ogni appassionato risolve a suo modo. Benché esistano basi colorate in blu per realizzare specchi o corsi d’acqua, verdi per simulare i prati, grigi per le rocce, neri per l’asfalto, bianchi per i ghiacci, beige per la sabbia, dare maggiore realismo a questi ambiti è una delle sfide più appassionanti che un AfoL (Adult fan of LEGO®) possa immaginare.
«Gli appassionati usano spesso i colori che hanno a disposizione, modulando le gradazioni di colore per ottenere il risultato che vogliono. Le sfide più importanti nella realizzazione dei fondi le ho affrontate per riprodurre fedelmente le strade, con la segnaletica orizzontale, le ciclabili e le diverse tipologie di manto, per riprodurre il parquet del Palasport della Vanoli, per imitare la sabbia e il mare. Ricordo un raduno internazionale in Danimarca in cui un gruppo di svizzeri creò un bellissimo mare, realizzato spargendo sulla base blu piccole tessere trasparenti di diverse sfumature di azzurro e bianco, per riprodurre al meglio le increspature, i riflessi e i colori. Le tessere non venivano montate o unite tra loro, ma semplicemente sparse in terra con grande creatività. Alla fine dell’esposizione li raccolsero con l’aspirapolvere!».
Il rapporto di Bassini e del gruppo Cremona Bricks con i colori LEGO® ha toccato vette ancora più alte quando si sono confrontati con i monumenti del territorio. «Tutti i gruppi locali tendono a riprodurre i grandi monumenti del territorio, talvolta ispirando l’azienda a creare apposite e complicate scatole per appassionati di alto livello. In quei casi i colori rappresentano una sfida davvero complessa, perché i monumenti possono avere pochissime variazioni di colore, oppure averne moltissime, spesso non presenti tra le varietà di mattoncini disponibili sul mercato del nuovo. Due le sfide più eccitanti: la facciata del Duomo di Cremona a mosaico, realizzata con 50 mila pezzi di mattoncini 2×2 (90 kg di peso dei soli LEGO® e oltre 200 kg di impalcature di supporto in legno). In quel caso la disposizione dei pezzi e dei loro colori è stata determinata dal computer, con un programma che ha definito la composizione dell’intera opera».
La tavola dei colori ufficiale “LEGO® moulding colour palette” del 2016 riporta 57 diversi colori (43 solidi, di cui 4 speciali, e 14 trasparenti). Tra le scatole realizzate dall’azienda di Billund (DK) che hanno richiesto la creazione e la stampa di nuovi colori spiccano la Statua della Libertà (anno 2000, 1.685 pezzi, colore verde sabbia 151), la serie “Cars” del 2011 che ha richiesto l’introduzione del verde oliva 330 e alcuni altri casi specifici, che vanno dalla saga di Star Wars ad altri cartoon di molte tra le più quotate case internazionali.
Quella della LEGO® con i colori è una sfida che riguarda la sostenibilità produttiva, anche ora che le nuove tecnologie hanno reso possibile la realizzazione e la stampa di quantitativi più piccoli senza enormi sforzi. In passato, tuttavia, aggiungere nuovi colori comportava l’adattamento alla nuova produzione della mitica Brick Moulding Machine, l’iconica pressa che ha segnato il passaggio dai mattoncini in legno dei primi anni di produzione a quelli in plastica e che oggi è oggetto di un’esclusiva scatola di costruzioni acquistabile solo presso lo store della LEGO® House di Billund, in Danimarca. La storica sede è visitabile (al momento soltanto in forma virtuale) anche con tour guidati di più giorni, che immergono gli appassionati in un vortice di colori e di fantasia difficili da pareggiare.