acqua
N.09 Marzo 2020
L’acqua si paga ma in modo equo
Intervista a Damiano Scaravaggi, da otto anni direttore dell'Ambito Territoriale Ottimale, responsabile del servizio idrico sul territorio
«L’acqua costa, chiudi il rubinetto». È un ordine che risuona nelle case di molti, generalmente pronunciato da voce adulta verso orecchie adolescenti. Eticamente corretto. Primo: perché l’acqua non è infinita. Secondo: perché costa davvero, cioè ogni famiglia sostiene un esborso di denaro per la quantità che consuma. La domanda vien da sé: e quel costo, chi lo decide?
La risposta è un acronimo, A.T.O., che sta per Ambito Territoriale Ottimale, nome dallo scarso appeal ma con responsabilità (e ricadute sui cittadini) tutt’altro che trascurabili. Prima ancora di stabilire il costo della bolletta, però, è bene dire che l’Ato è l’ente che ci consegna un’acqua di qualità e un servizio idrico di massima efficienza. Lo fa attraverso un soggetto gestore – Padania Acque – che materialmente agisce sulla rete idrica e porta il servizio fino ai rubinetti dei cittadini. L’Ato ne sovrintende l’attività, e a maggior ragione ha un compito delicatissimo e complesso.
«Il nostro ruolo è triplice: pianificazione, regolazione e controllo». Damiano Scaravaggi, da 8 anni direttore dell’ente con sede in Corso Vittorio Emanuele, lo spiega in questo modo. «Ogni servizio di pubblica utilità si basa su una pianificazione, cioè sulla previsione di quali e quanti interventi vanno realizzati per dare qualità e puntualità agli utenti». Una fase delicata, visto che si decide la spesa di 20-25 milioni di euro l’anno, facendo convivere logiche industriali con la necessità di un servizio rivolto a tutti allo stesso tasso di efficienza. Un esempio? «Garantire il collegamento in un piccolissimo centro abitato rischia, a volte, di uscire da quelle logiche. A noi spetta il compito di chiedere a Padania Acque di superarle, facendo prevalere l’interesse primario del cittadino. Sottolineo con piacere che il gestore della nostra provincia ha un forte senso di responsabilità».
Regolare e controllare sono le ulteriori mission di Ato. «Nei casi, ad esempio, di disservizio serio (non arriva acqua in casa) il gestore è chiamato ad un risposta in diretta verso il cittadino. Questa è una delle regole che abbiamo concordato». E con la fase del controllo si verifica l’osservanza delle regole e la realizzazione delle opere pianificate.
Tornando ai costi, Scaravaggi chiarisce che la tariffa pagata annualmente dai cittadini non serve a creare profitto. Né ad Ato, né a Padania Acque. «Sono risorse totalmente investite nella qualità del servizio», osserva.
C’è poi una novità da segnalare.
«Fino allo scorso anno – racconta il direttore dell’Ato – la tariffa si pagava in base alla quantità di acqua consumata, a prescindere dalla composizione del nucleo familiare. Cento metri cubi utilizzati in un anno costavano uguali sia che l’abitazione fosse abitata da un singolo, sia che lo fosse da cinque persone. Nel primo caso abbiamo una situazione di spreco, nel secondo un comportamento virtuoso, con evidente penalizzazione di ques’ultimo».
Nel 2018, l’Autorità nazionale introduce finalmente la tariffa pro-capite, che consente il pagamento del servizio idrico tenendo conto di come è composta l’utenza domestica. «Una possibilità obbligatoria dal 2022 – spiega Scaravaggi – ma che l’Autorità locale di Cremona ha deciso di applicare da subito per coloro che ne fanno esplicita richiesta». La procedura è semplice e rapida. Sul sito www.padania-acque.it è scaricabile un’autodichiarazione da compilare e re-inviare via mail (o fax) senza l’aggravio di ulteriori documenti da produrre. Da quel momento la tariffa agevolata è applicabile.
«È un beneficio non legato al reddito – precisa Scaravaggi –: non parliamo di una misura per chi ha difficoltà economiche, ma di uno strumento di equità fiscale, stabilito sulla composizione della famiglia anagrafica, cioè dell’insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, adozione, tutela o da vincoli affettivi, conviventi nella medesima residenza». Una possibilità da sfruttare subito, per la quale va dato merito all’Ato di averla colta con immediatezza.
Un ultimo cenno merita la qualità della nostra acqua. «Le analisi chimiche sono disponibili sul sito di Padania Acque – dice Scaravaggi – e attestano un livello ben al di sopra della media. Si prenda ad esempio il servizio di depurazione. L’acqua che scende nella rete fognaria provinciale viene restituita all’ambiente perfettamente pulita». Non è un caso, infatti, che già da sei anni il Po, dopo un parere ad hoc dell’Arpa, sia tornato balneabile proprio a Casalmaggiore, il punto dove si raccolgono le acque depurate da tutta la provincia.