terra

N.01 Maggio 2019

SUL CAMMINO

Lassù dove la vita si misura in passi

Con gli scout all'Ospizio dove nasce la via Francigena, in un luogo simbolo che porta in sé i segni del passaggio lento dei pellegrini che nei secoli hanno solcato le strade e la storia dell'Europa cristiana

Fotografia scattata durante il Workshop Mountain Photo Festival foto Federica Borgato

Nella primavera del 2017, i ragazzi del Clan Grande Fiume del Gruppo Agesci Viadana1 hanno deciso di approfondire le tematiche dell’ecosostenibilità e del valore di vivere a contatto con la natura per sentirsi parte del Creato. 

La route – l’evento estivo che è improntato proprio sul concetto di fare “strada” – sarebbe stata il momento ideale per mettere in pratica quanto osservato durante l’anno: così, la comunità ha deciso di partire per una settimana di cammino nel mese di agosto.

Ogni membro della comunità,
dopo essersi messo in sicurezza,
doveva sincerarsi che il compagno
che lo seguiva o lo precedeva
fosse altrettanto al sicuro

L’Hospice du Grand-St-Bernard è stato una delle tappe del nostro cammino. Questo ostello, molto antico, è uno dei punti di partenza per la Via Francigena; per noi, però, è stata sosta intermedia della route.

Eravamo infatti reduci da tre giorni di cammino in alta montagna: partendo dalla Val Ferret, avevamo passato il confine con la Svizzera, dove avevamo trascorso due notti in tenda, una delle quali in riva ai meravigliosi Lacs De Fenetre: uno spettacolo mozzafiato con vista del Monte Bianco e fiori, come l’erioforo, che non avevamo mai avuto modo di vedere. Se la sosta ai laghi ci aveva ristorato, il sentiero che da lì ci ha condotti all’Hospice è stato la nostra prova di fatica e tensione. Abbiamo raggiunto un’altitudine di oltre 2900 metri, le pietraie richiedevano costante attenzione e, ad ogni passo, ogni membro della comunità doveva, dopo essersi messo in sicurezza, sincerarsi che il compagno che lo seguiva o lo precedeva fosse altrettanto al sicuro.

L’arrivo all’Hospice è stato vissuto con gioia straordinaria. Infreddoliti e affaticati abbiamo sperimentato l’accoglienza, perfetta nella sua essenzialità: un te caldo e una sedia con lo schienale in un primo momento, poi una doccia calda e un materasso per dormire.

I ricordi della serata all’ostello sono, senza cadere nella retorica, di una strana elettricità, di una comunità che ha camminato insieme, su un sentiero che ha teso, fino a strapparla, la corazza che ognuno di noi porta, fino a farci mostrare come siamo. Semplicemente.

Il cammino, però, non era terminato: la mattina seguente, infatti, ognuno di noi si è caricato lo zaino in spalla e dal Gran San Bernardo, a quasi 2500 metri, abbiamo preso il sentiero 103 per scendere verso Echevennoz, prima tappa della via Francigena. La mulattiera su cui ogni passo andava sicuro, il sole battente, la leggera discesa e la temperatura che via via si alzava ci hanno permesso di dialogare tra noi durante il cammino. Lungo la tappa si toccano centri abitati molto pittoreschi come Saint-Rhemy en Bosses e Saint-Oyen dove abbiamo passato la notte. Il nostro cammino si è concluso ad Arpuilles: alle porte di Aosta.

Senza proiettarsi troppo nel futuro
progettare a misura d’uomo
toccando terra passo dopo passo

Ogni Rover e ogni Scolta (scout tra i 17 e i 21 anni circa) sa che in route dovrà mettersi in cammino, con lo zaino sulle spalle, vivere con essenzialità e dormire ogni notte in un luogo diverso: la strada è uno strumento fondamentale di crescita per lo scautismo, ma non solo.

Il pellegrinaggio è a tutti gli effetti una metafora del vivere (pensandolo) ed esso stesso il vivere (vivendolo).

La strada della breve distanza e dalla grande altitudine, la tensione e l’adrenalina che “copre” lo sforzo e, per contro, la strada su piano e sulla lunga distanza, quando si conosce l’altro, si sente la fatica e la si condivide non sono forse specchio delle fasi della nostra vita?

Fare cammino, però, è sperimentare il momento presente, il qui e ora, stare nella fatica, stare nella natura, semplicemente essere: senza proiettarsi troppo nel futuro, progettare a misura d’uomo, toccando terra passo dopo passo e sentendosi parte del creato.