colori
N.19 Marzo 2021
L’emozione del colore rinunciando al colore
Ruggero Ruggeri, per tutti Roger è un maestro nell'arte della pirografia Riproduce i capolavori dei grandi musei incidendo il legno e rende le sfumature con le diverse profondità del tocco
La sua opera più bella è L’Ultima cena di Jacopo Bassano, pittore vicentino del Seicento. C’è voluto un anno di lavoro per riprodurla con il suo pirografo, sfumatura per sfumatura. I ritocchi finali sono stati eseguiti con grande prudenza perché, se si sbaglia con la punta del pirografo, non c’è modo di tornare indietro. C’è voluto un minuto, invece, per regalarla a don Federico Celini, oggi parroco a Sospiro, per qualche anno sacerdote-amico a Costa Sant’Abramo. Ruggero Ruggeri, detto Roger, ha 73 anni e abita in una particolarissima casa di famiglia, a due passi dal bar Sport. Il suo studio è nel vecchio fienile, dall’altra parte della strada.
Ci si arrampica con una ripida scala a pioli. Per quanto dotata di tutti gli appoggi di sicurezza, il buon Roger deve aver colto un attimo di incertezza del cronista perché, dall’alto, mi ha detto: «Se crede, glielo posso portare giù il pirografo…».
Nella vita lavorativa, Ruggero Ruggeri ha sempre fatto il saldatore, lasciando ai ritagli di tempo la passione per il disegno. Una volta in pensione, vi si è però dedicato a tempo pieno. Il padre, Rolando aveva fatto lo stesso: istallatore di camini per lavoro e artista nel tempo libero. Roger ha arricchito il suo bagaglio culturale sfruttando in modo intelligente le sue vacanze estive, organizzate con gli amici del paese. Ha visitato l’Hermitage, il museo di San Pietroburgo, quelli di Mosca e di Parigi, quello di Bruxelles, poi Firenze e Roma. Dopo ogni visita, si è sempre procurato un catalogo delle opere. Alla Galleria Borghese di Roma ha scoperto questa Ultima cena di Jacopo Bassano.
L’opera è considerata un capolavoro del Seicento, datata 1542. Una rappresentazione diversa da quella leonardesca perché gli apostoli sono rappresentati per quel che erano, dei pescatori, tutti scalzi e mal accomodati sul tavolo. Sulla tovaglia c’è anche una macchia di vino. Un recente intervento ha fatto emergere dei colori sgargianti che erano stati attenuati in un altro restauro dell’Ottocento perché il verde smeraldo, il rosa e l’arancio, in quel periodo non erano apprezzati.
L’ultima cena di Jacopo Bassano nella versione originale e nella pirografia di Ruggeri
Don Federico l’ha esposta in chiesa con gratitudine e orgoglio. Ma come ha fatto Roger, con il suo pirografo, a rendere questi colori, visto che ogni lavoro di incisione appare in bianco e nero? La risposta sta tutto nella bravura dell’artista che con il diverso tocco dell’incisione, rende nelle sfumature la diversità dei colori caravaggeschi.
La sua bravura sta anche nel disegno. Non c’è infatti alcuna forma di stampa o trasposizione della foto. Roger ha davanti l’immagine del quadro e la ridisegna. Uno sguardo all’opera seicentesca rende l’idea della difficoltà del disegno. Don Federico ha avuto in regalo anche il Mosè che distrugge le tavole della legge, opera di Guido Reni, artista tenuto in grande considerazione dal cardinale Scipione Borghese. Un’opera che Roger ha ripreso e che è stata premiata ad una mostra a Monticelli.
Parentesi: Roger ha partecipato, nella sua vita di artista, a due sole mostre ed è stato premiato ad entrambe. «Continuo a stupirmi nel rivedere i particolari di questo Mosè – commenta don Federico – dall’espressione della bocca, alla mano sulle tavole. La ritengo un’opera di rilievo assoluto».
La scoperta della tecnica pirografica è stata quasi casuale. «Ero in vacanza in val d’Aosta – racconta Roger – e ho visto due zoccoli di legno, all’olandese, che mi piacevano. L’artigiano mi ha chiesto se volevo che fosse riportato il mio nome sugli zoccoli. Sì, ma come? Così ho visto come si poteva “scrivere” sul legno. Tornato a casa, ho cominciato a interessarmi seriamente alla pirografia, come faccio per ogni argomento che mi interessa. Sono riuscito a trovarne uno, era l’ultimo in magazzino. Saranno passati 15 anni da allora.
L’opera che è in lavorazione oggi ha un’origine meno nobile, se vogliamo. È un ritratto di Mauro Corona, il poliedrico artista trentino, definito il poeta del legno, reso famoso dalle apparizioni televisive nel salotto di Bianca Berlinguer. Roger si riconosce in Corona per la verve artistica, per la passione per la montagna, forse anche per essere uno spirito libero in un mondo conformista e come lui, non disdegna un buon bicchiere di vino. «Sono riuscito a incontrarlo tre anni fa – racconta Roger – Ha fatto da tramite un amico comune valdostano che gli fa d’autista (anche perché, a Corona, hanno ritirato la patente). Sono in tanti a scrivergli e a volerlo conoscere, ma lui è restio ad accettare inviti. In sostanza, vorrebbe stare in santa pace. Io, però, lo seguo da tempo, molto prima che comparisse in televisione. Ho letto tutti i suoi libri: è una persona speciale».