velocità
N.49 aprile 2024
Pinuccio Vailati: «Vivo di corsa per non perdere gli attimi preziosi»
Passione e filosofia di vita di un podista pieno di passione e gratitudine: «La corsa è sempre stata mia compagna. Nella quotidianità, nell’amicizia, nei momenti più importanti. Me li ha fatti assaporare, non vivere fugacemente»
«La corsa mi fa sentire libero». Sulla pista di atletica Renato Olmi di Crema il sole comincia a calare, accompagnato da un vento che sovrasta le parole, scompiglia i capelli, non le convinzioni. «Corro sin da giovane». La prima volta che Pinuccio Vailati ha messo nero su bianco le sensazioni che gli trasmetteva la corsa è stato sulle pagine di una tesina. A distanza di anni, non sono cambiate: «Ho corso su pista, in campagna, in montagna, al lago. Ho faticato, gareggiato, vinto, ma non ho mai perso occasione di ringraziare per questo tempo, per questo spazio. Per questi doni». Ché vivere di corsa non significa vivere superficialmente.
«Quando corro, da solo o in compagnia, ammiro la bellezza che i miei occhi possono vedere e dico grazie al Creatore». In un’epoca in cui siamo abituati a pensare che vince solo chi taglia il traguardo per primo, la corsa è per Pinuccio «un amore lungo una vita, l’occasione per staccare dalla vita quotidiana, scoprirmi e riscoprirmi. Anche dopo tanti anni».
Non svela la sua età, l’entusiasmo con cui si racconta e la passione che gli batte dentro al petto confermano il desiderio di vivere il presente con occhi sempre nuovi. Lo tradiscono solo i capelli brizzolati. «Beh, sì corro da qualche anno. Corro da sempre. La corsa è sempre stata mia compagna. Nella quotidianità, nell’amicizia, nei momenti più importanti della vita. Me li ha fatti assaporare, non vivere fugacemente. Mi ha donato l’amore e tanti amici. Mi ha consentito di condividere una passione con i miei figli ed i miei familiari. E mi ha insegnato a stare da solo». Allenato, giovane e motivato. O affaticato, stanco. E consapevole.
«Ora non corro più come un tempo, ma continuo a farlo in questa nuova dimensione». Quando sei giovane la velocità è l’obiettivo da raggiungere: c’è un traguardo da tagliare, un limite da superare. Ancora una volta. Per racimolare tasselli di consapevolezza. «Ora, con qualche anno di esperienza, so chi sono, quali sono i miei limiti, fino a dove posso spingermi. Ho trovato il mio equilibrio».
Le scarpe allacciate ai piedi lasciano impronte già percorse, ma dalle quali imparare ancora. «Mi sento libero», ripete una seconda volta. La brezza che batte sul volto sembra voler materializzare questo senso di libertà. «Libero di muovermi con il corpo e con la mente. Di pensare e di dire grazie. Perché se c’è una cosa che la corsa mi ha insegnato è che siamo piccoli, finiti, di fronte alla vastità della natura». Siamo fatti di pregi e di limiti. Ma non siamo fatti a pezzi. «Meritiamo di star bene con noi stessi e con gli altri per come siamo. La corsa, con fatica, ci aiuta a scoprire e capire chi siamo realmente». Richiede sudore e allenamento, disciplina e perseveranza.
Scarpe ai piedi, «l’allenamento non è altro che un costante lavoro su se stessi. La gara? È la parte più semplice, se il percorso fino a quel momento è stato positivo. Una competizione non è altro che la resa dei conti. La corsa lo insegna con semplicità: nulla è gratuito, tutto va guadagnato. Passo dopo passo. Attimo dopo attimo. «È questo l’insegnamento che cerco di trasmettere ai giovani».
Alcuni, insieme ad alcuni amici lo attendono proprio all’ingresso della pista. Altri, che ormai sono runner navigati, lo raggiungono per un sorriso ed una stretta di mano. «Hanno trovato in me un allenatore ed un riferimento. La corsa non è solo velocità. È un mondo di relazioni, aiuta a condividere con gli altri i fardelli della quotidianità e a lasciarsi andare». È proseguire accanto a passo spedito. Per non perdere neanche un attimo della bellezza della vita.