magia

N.28 Febbraio 2022

PSICOLOGIA

Ritrovarsi tra le pieghe della mente con l’ipnosi terapeutica

Uno psicologo specializzato nell'ipnositerapia e alcuni pazienti raccontano metodi e sensazioni Questa particolare applicazione è utilizzata per curare delle dipendenze, migliorare l’autostima, affrontare fobie o ansie, risolvere problemi muscolari e recuperare pezzi di vita dimenticati

Fabrizio Arrigoni è psicologo, filosofo e pedagogista. È ipnositerapeuta, formatosi presso l’Università di Torino e docente di Pedagogia e Antopologia all’Università di Brescia.
Psicologo presso la Fondazione E. F. Soldi di Vescovato, è coordinatore della rete Dementia Friendly Community Cremona.

«La magia non è qualcosa di brutto. Direi che può essere qualcosa di speciale. Se pensiamo che una parte dell’età evolutiva dei bambini è dominata dal pensiero magico, quello grazie al quale tutto è possibile. La magia allora è intesa come capacità di immaginare, di stupirsi, di rappresentarsi altro per avvicinarsi a se stessi. Ecco perché la magia c’entra con l’ipnosi».

Fabrizio Arrigoni, psicologo, filosofo e pedagogista, professore universitario a Brescia, pratica l’ipnosi terapeutica da 15 anni. L’ha studiata all’Università di Torino.«Alla mente arrivi con certi messaggi, all’inconscio con delle tecniche», comincia. La prima fase dell’ipnosi è quella dell’induzione che toglie potere alla mente. «Io utilizzo le mani o il dito: la persona si assopisce, si perde. Poi conto da 10 a 1 e, seguendo la mia voce, scende in profondità. Lì si può condizionare l’inconscio».

Ma per cosa? Per curare delle dipendenze (dal fumo o dal gioco per esempio), per migliorare l’autostima, affrontare le proprie fobie o ansie, risolvere problemi muscolari, per recuperare pezzi di vita dimenticati a causa di traumi, per motivi religiosi o anche per vezzo.
«È difficile da spiegare», racconta Gemma, 32 anni, studentessa in ambito socio-sanitario che ha seguito questo percorso di cura. «Quando sei in ipnosi sei in uno stato che non è né di sonno, né di veglia. È come se ti guardassi dentro. Io ricordo nelle varie sedute di aver visto per esempio un dipinto, una foresta, il mare, una mongolfiera… Ho anche ritrovato me stessa da bambina».

«La magia è la capacità
di immaginare, di stupirsi,
di rappresentarsi altro
per avvicinarsi a se stessi»

Alba, 38 anni, mamma di due bambini, infermiera, ha iniziato l’ipnosi nel periodo difficile della separazione dal marito. «Un’immagine ricorrente – dice – è stata quella di mia nonna defunta: l’ho vista in un campo di fiori o anche seduta su una seggiola su una spiaggia. Per me voleva dire che in quel momento di smarrimento c’era lei a vegliare su di me».
Venti, trenta minuti guidati dalla voce del dottore che conduce in un viaggio interiore senza porre domande. Poi c’è il ritorno alla realtà («conto da 1 a 5», spiega Arrigoni) e la rielaborazione di quanto si è visto o percepito durante l’ipnosi. «Spesso emergono degli elementi che razionalmente non vengono fuori e che aiutano la psicoterapia», aggiunge il dottore.

Stella, 33 anni, impiegata amministrativa ha «lasciato andare sofferenze e blocchi e capito determinate paure su cui lavorare». «Mi sentivo persa – racconta – L’ipnosi mi ha aiutata a capire cosa c’era che non andava dentro di me. Ho rivissuto brutti episodi del mio passato: me li ricordo ancora ma non soffro più come prima».
«L’ipnosi – dice Gemma – mi ha tolto l’ansia. Prima mi facevo cinquantamila problemi, anche nelle relazioni interpersonali. Ora sono meno apprensiva, ho meno paura».
«Spesso nella quotidianità riproduciamo una sorta di copione – conclude il dottor Arrigoni – Se il copione è bello ok, ma se è brutto diventa un problema. Allora, imparare ad immaginarsi diversi, a lasciarsi andare, a stare fuori da noi, a distaccarsi, a camminare verso qualcosa, è fondamentale. C’è chi riesce a farlo con due giorni di vacanza, con una bella cena, c’è chi vive questa esperienza innamorandosi. C’è chi lo fa affidandosi l’ipnosi…».