progetti
N.42 Settembre 2023
Lanciarsi avanti. Progettarsi
Lanciare avanti.
È questo movimento che ogni progetto si porta nella sua pancia etimologica.
Che sia una parta di cuore, di testa o di anima.
Quando progettiamo, proiettiamo un’idea o un desiderio nel futuro.
Ci vuole tenacia per fare un progetto.
Una fenice che rinasce dalle sue stesse ceneri, quando il primo tentativo fallisce, e ritenta, riprova. Progetto che non può essere linea retta, ma movimento che si costruisce e trova la traiettoria mentre corre, quando sbatte.
E poi ci vuole pazienza. Un giardino che sboccia e si manifesta stagione dopo stagione, quando i semi che il tempo e gli incontri hanno fatto cadere crescono e si aprono diventando la pianta e il fiore che si potevano solo intuire. Stagione dopo stagione.
Ci vuole visione. Un progetto come una tela che va immaginata prima di essere abbozzata, con le prospettive da aggiustare, i colori da bilanciare, i piani da comporre. Solo una percezione di insieme può far funzionare l’impianto senza far morire i dettagli, conservando le sfumature.
Per fare un progetto serve metodo.
Come con un grande puzzle fatto di infinite parti, prendere ogni pezzo che lo compone e capire di che incastro ha bisogno, con quale elemento può combaciare guardandone i margini, i pieni e i vuoti. Chi può dare e chi ha bisogno di riempirsi. Sono i pezzi che fanno l’insieme.
Un progetto come una sinfonia per farci muovere a quel ritmo, movimentare il nostro andare.
Come un faro, il cui fascio ci lascia intontiti quando ci inquadra svelta e se ne va, e ci ricorda nel buio dell’attesa che con quella luce si può guardare oltre.
Lanciarsi avanti.
Progettarsi.