soldi
N.06 Dicembre 2019
Il dono di B. Virdot. 5 dollari per chi chiede
Il reporter Ted Gup rivela una storia vera che affonda le radici nella Grande Depressione e nel "magico Natale" del 1933
A pochi giorni dal Natale del 1933, a Canton, in Ohio, un breve annuncio sul Repository fa capolino di casa in casa, in un passaparola che ravviva speranze soffocate da tempo: un tale che si firma B. Virdot promette un “aiuto finanziario” a chi gli avesse inviato una lettera raccontando la propria condizione di bisogno. È il 18 dicembre, un lunedì, quarto anno della Grande Depressione. In meno di due giorni, l’ufficio postale della città è sommerso da un’ondata di appelli di uomini e donne di ogni ceto sociale. Il misterioso donatore – che promette l’anonimato per sé e per le storie di cui è destinatario – mantiene l’impegno. Il 22 dicembre fa recapitare assegni da 5 dollari l’uno a 150 famiglie. Non è molto, ma è ben più di quanto si potesse sperare a quei tempi: nel 1933, con 7 centesimi si acquista una pagnotta. Con 11, mezzo chilo di carne macinata. Con 29, ben 12 uova.
Il Natale di quell’anno, dunque, si trasforma in un’attesa compiuta. E oltre a risollevare – sia pur di poco – dalla miseria che addenta il destino di molti, il dono di B. Virdot è il segno che qualcuno non rimane indifferente, ma offre, anzi, una nuova possibilità di riscatto.
Questa storia vera – e dimenticata per anni – arriva a noi dopo un lungo e prezioso lavoro di indagine. La casualità con cui riemerge ha un che di fiabesco. Tra le mani di Ted Gup, ex reporter del Washington Post, finisce un baule in cui sono custodite le lettere di chi aveva risposto all’offerta sul Repository e i successivi biglietti di ringraziamento. Tutti indirizzati a B. Virdot. Da qui parte un cammino a ritroso che riporta a noi non solo la storia del dono, ma quella di quasi tutti i suoi beneficiari e del suo misterioso autore. Ted Gup risale ai discendenti di costoro, in 16 mesi intervista quasi 500 persone, legge loro le lettere degli antenati, molti piangono, quasi tutti forniscono ulteriori, preziosi dettagli per comporre un mosaico di storie inimmaginate, ognuna delle quali comincia con la missiva spedita pochi giorni prima di quel magico Natale 1933.
Ad accezione di una, tutte le lettere sono vergate a mano, a penna o a matita. Alcune, come quella dell’imbianchino Bill Gray, è lunga 6 pagine; altre, come quella della 14enne Helen Palm, è di sole poche righe. Chiede cibo e vestiti. Anna DeWalt cerca soldi per pagare il funerale del marito. August Liermann spera che il cenone di Natale per i suoi otto figli possa consistere in qualcosa di più che «due striminziti fondi di prosciutto». Hazel Baum vorrebbe comprare latte e uova fresche per alleviare l’ulcera del marito. George Monnot due paia di scarpe nuove per le figlie…
In ogni riga si legge di povertà, di fame, di una dignità azzoppata, ma anche dell’orgoglio di volersi risollevare. E di una coscienza, talvolta chiarissima, che qualcosa di buono sta comunque accadendo. Scrive H. Sommers: «Che il sottoscritto riceva o meno la sua offerta, Lei mi ha fatto sentire bene. E se altri sfortunati svuotassero il loro fardello doloroso a colui che ha messo in atto un piano di incoraggiamento così singolare, la strada sarebbe più facile da percorrere e questo mondo un posto migliore in cui vivere».
Ma chi è B. Virdot? E che cosa lo ha spinto a compiere il gesto raccontato in questo libro? L’identità del misterioso autore è svelata nelle primissime pagine del libro, ma la sua storia, a tratti sorprendente e così profondamente connessa con quella di chi riceverà poi il suo aiuto, si rivela pian piano, capitolo dopo capitolo.
Il ritrovamento delle lettere avviene nel 2008, anno in cui una devastante crisi finanziaria mette a durissima prova l’economia USA e in ginocchio quella di tanti paesi europei. La coincidenza tra il periodo in cui il dono è offerto e quello in cui è portato alla luce svela a Ted Gup il vero senso di quella scoperta. Dopo decenni dal suo accadere, pur nella discrezione e nella sua esiguità, il gesto di B. Virdot si offre anche oggi per la natura che possiede: nessuna attesa è vana, e quando si tramuta in domanda qualcosa le viene sempre incontro.