dono
N.26 Dicembre 2021
Il super-dono che cambia le cose
Un pensiero di gratitudine, di fede, ricerca ed eternità del vescovo Antonio Napolioni alla vigilia del Natale
Il gioco di parole è scontato, e anche abusato, ma resta vero, perché rispecchia il senso profondo della vita: di fatto il più grande dono, da ricevere ogni mattino non come un diritto ma come un dono (lo ripeteva sempre il card. Tonini), aprendo possibilità di perdono, che è il super-dono che cambia le cose, riapre i rapporti, e fa risorgere, anche dopo la tempesta più mortale.
Per me, tutto ciò significa stupore e gratitudine, per l’inimmaginabile forma assunta dalla mia piccola vita, attraverso giorni e anni passati nelle mani del vasaio, al quale offrirmi un po’ docile, tante volte ribelle o inerte. Ma Lui, instancabile perché innamorato di ogni piccolo grumo di creta, lì a ricominciare cose nuove. In montagna o al mare, in parrocchia o in diocesi, tra i giovani o per i preti. Insomma: la mia vocazione. Un dono stupendo, immeritato, magari anche sprecato e tradito, ma sempre rinnovato, da Colui che nasce e rinasce, anche in me, in te, in tutti.
Il Dono con la maiuscola è Lui, il mistero trascendente e ineffabile di Dio, l’infinito ed eterno, che si è manifestato creando e seminando vestigia di sé, riflessi incandescenti e nascosti, in ogni creatura. È la narrazione della Sua storia con noi, piccolo popolo peregrinante nel deserto, nei continenti e nelle culture. E il dono della sua Parola rischiara tuttora il cammino di chi cerca, e riceve luce passo dopo passo. In dialogo con Dio, che dona ascolto e attenzione ad ogni suo piccolo interlocutore.
Quella Parola, scritta nei secoli, su tavole di pietra e nel cuore dei profeti, si condensa in un preciso punto del tempo e dello spazio, quando l’Angelo disse a Maria… e il suo Eccomi spalancò la carne umana alla venuta dell’Uomo perfetto: il bambino di Betlemme, il Crocifisso sul Calvario, il Risorto che si fa Pane e riempie oggi e sempre il mondo del suo Spirito.
La fede è riconoscere questi doni di Dio, questo Dio che si dona, e che coinvolge tutti nella sua fecondità. In tale palestra, ci si allena alla carità fraterna: vedere gli altri non come rivali o strumenti, ma come doni arricchenti ed impegnativi. Sarei nulla, infatti, senza esser stato generato, educato e fatto dai tanti volti che mi hanno amato per primi, magari senza saperlo.
«E accoglierò la vita come un dono, e avrò il coraggio di morire anch’io…»: così cantiamo spesso, e così ci è dato di guardare avanti, al futuro nel tempo e nell’eternità. Con sguardo eucaristico, cioè aperto e grato. Per tutti i doni che spingono ad una vita orientata al bene, all’Altro e agli altri, seminando qualcosa di buono, che sarà un dono per chi verrà.
*vescovo di Cremona
LA LETTERA
«Ospitali e pellegrini»
È dedicata a San Facio la quinta Lettera pastorale scritta dal Vescovo Antonio Napolioni per la comunità diocesana in uscita in questi giorni e intitolata “Ospitali e Pellegrini. Sulle Orme di San Facio”.