ombre
N.34 Ottobre 2022
Il tempo scorre lungo una linea d’ombra
Breve storia della meridiana, l'antenata degli orologi che nei secoli ha scritto lo scorrere del tempo tra calcoli scientifici, filosofia e arte
Il termine meridiana nella mente dell’uomo può assumere differenti significati e forme in base alla personale formazione e inclinazione di pensiero. Chi è legato maggiormente alle discipline scientifiche immaginerà, secondo la definizione tecnica, una linea retta o un piano meridiano che taglia il piano dell’orizzonte, ovvero, per usare parole più semplici, una linea immaginaria che congiunge un punto a nord e a sud del piano terrestre. Chi invece ha un’inclinazione maggiore verso le materie umanistiche e la storia immagina innumerevoli disegni a parete o oggetti su piano orizzontale su cui si posa l’ombra di un elemento trasversale la cui funzione era quella di indicare l’ora nelle epoche in cui gli orologi moderni non erano ancora stati inventati. In realtà i due ambiti si intersecano fra di loro, l’uno non può esistere senza l’altro e, come in molti casi, scienza e arte, per essere compresi e apprezzati a fondo, sono da leggere insieme.
Ripercorrendo a ritroso la linea del tempo, è difficile ipotizzare un “anno zero”, un periodo e anche un luogo geografico in cui prende forma la prima e più rudimentale meridiana. Le prime informazioni risalgono all’età dei greci, nel V secolo a.C Erodoto, proprio riguardo al tema del tempo afferma che la scienza della misurazione delle ore attraverso i primi gnomoni risale ai Babilonesi che dividevano la giornata in dodici fasi (contando solamente le ore del giorno in cui era possibile identificare l’ombra del sole). Fra Greci e Romani, nei secoli successivi, è quasi una gara a chi costruisce le meridiane più precise e più imponenti. Scienziati e architetti scelgono i luoghi più adatti e maggiormente esposti al sole per poter collocare gli gnomoni che ora prendono la forma degli obelischi che ancora oggi imperano nelle piazze di molte città del centro e sud Italia. Con l’avvento dell’arte gotica nei secoli del lungo Medioevo, l’obelisco al centro delle piazze cede il passo a meridiane costruite secondo un principio differente: non è più l’ombra di un oggetto a determinare l’ora del giorno, ma la luce del sole che penetra dall’alto all’interno delle cattedrali attraverso un foro solitamente collocato in una parte particolarmente alta dell’edificio. Il raggio di luce ora colpisce il piano della meridiana che è sempre più preciso e articolato: indica non solo le ore del giorno, ma anche mesi, segni zodiacali, costellazioni. Dall’epoca del Rinascimento, inoltre, sono sempre più complesse e altrettanto riccamente decorate. Lo strumento non è più solamente un oggetto scientifico ma diventa elemento di decoro e motivo per dimostrare il grado di conoscenza e ricchezza della famiglia.
Così anche i palazzi privati e altri monumenti pubblici diventano sedi di meridiane, più o meno complesse che ancora oggi spiccano fra i tetti delle città. Sono presenti alcuni esempi anche nella città di Cremona e si distinguono fra edilizia pubblica e privata rielaborata soprattutto nei secoli più recenti. La più nota ai cittadini è quella murata sul lato sud del Torrazzo, accanto al grande orologio astronomico, le sei lastre di marmo disegnano il movimento del sole che differenzia il vero mezzogiorno, che si verifica al passaggio della luce nel foro gnomico, dal cosiddetto mezzogiorno civile indicato secondo le convenzioni dagli orologi moderni. Della sua prima posizione sulla torre si hanno ben poche informazioni, le lastre che si vedono oggi sono state ricollocate nel 1910 dal generale Francesco Pistoia per ridare vita a un oggetto ormai usurato dal tempo e dagli agenti atmosferici. Di memoria romana, l’obelisco di casa Fieschi in piazza Lodi di stampo neoclassico rievoca i tempi antichi in cui le piazza di Roma si arricchivano di imponenti e dettagliati gnomoni recuperati in Africa e Asia durante le campagne militari. Spostandosi lungo corso Garibaldi la meridiana posizionata sulla facciata della chiesa di Sant’Agata durante il rifacimento del Voghera mostra un quadrante solare complesso ma al tempo stesso incompleto. La chiesa, infatti, è troppo inclinata a ovest per poter segnare le prime ore del giorno. Nonostante questo, l’oggetto rimane un raffinato esempio di meridiana che poteva trovarsi anche all’interno di cortili di palazzi nobili. Ancora più complesso è l’esempio di meridiana che si colloca nel chiostro del convento barnabita presso la chiesa di San Luca. L’oggetto settecentesco segna tutte le ore della giornata e una precisa tabella che indica l’equazione necessaria da seguire per il corretto calcolo dell’ora solare e dell’ora civile. A completamento di questa breve ma significativa mappatura delle meridiane che ancora oggi decorano la città di Cremona è necessario segnalare la più moderna meridiana disegnata sulla facciata del Liceo Scientifico Aselli, un luogo dove le nuove generazioni danno forma al loro futuro imparando il calcolo, leggendo la storia.