città
N.03 Settembre 2019
Sono le persone a disegnare la città
Quartieri, mura e centri di potere cambiano nei secoli seguendo le evoluzioni economiche e sociali di chi la abita
Recita un vecchio detto: “Ogni cosa al suo posto” e più che mai questa affermazione è corretta quando si parla di territorio, di architettura, di definizione degli spazi. La città di Cremona oggi è il prodotto di più di 2200 anni di storia e, strato per strato, costruzione per costruzione, il nostro territorio fonda nella terra la sua storia e dalla terra emerge per raccontare vita, tradizione e quotidianità. Sin dalla sua origine Cremona è progettata per essere funzionale alle necessità dell’uomo, che nel 218 a.C. assumeva principalmente il ruolo di soldato.
La costruzione di una città avviene attraverso un ordine logico ben preciso. I centri urbani romani nascevano dall’intersezione perpendicolare di due strade principali (cardo massimo e decumano massimo) attorno alle quali si costruiva un sistema di strade parallele tra loro tanto da formare un reticolato molto simile ad una scacchiera. Ad ogni quartiere, delimitato dal sistema stradale, era affidata una funzione specifica. La zona del foro, secondo gli studiosi si collocherebbe oggi presso piazza Stradivari, mentre presso piazza Marconi fu innalzata una importante villa senatoria. Ancora rimane incerta la collocazione del polo religioso anche se alcuni studiosi collocherebbero il tempio già nella zona dell’attuale piazza del Comune. Attorno a questi centri si sviluppò la vita quotidiana dei primi romani cremonesi protetti da una resistente cinta muraria rettangolare che inglobava tutto il primordiale territorio.
La città nel corso del tempo si espande non solo allargando i suoi confini urbani ma anche innalzando torri di notevoli proporzioni. Torri civiche, torri campanarie, case torri… La cerchia muraria romana non era più sufficiente per poter contenere i numerosi cremonesi che all’inizio del XII secolo arrivarono a circa diecimila unità. Fu indispensabile quindi allargare il perimetro di quelle mura. Il tracciato delle mura del XII secolo è quello più noto anche ai cremonesi di oggi perché, pressoché immodificate nel corso del tempo, sono le mura descritte dalla più celebre antica mappa di Cremona mai conosciuta: la carta di Antonio Campi, disegnata nel 1583.
Attraversando le mura medievali da molteplici porte, una serie di strade disposte a raggiera conducevano i forestieri verso il centro della città. Il cuore di Cremona racchiude all’interno della stessa piazza sia il polo civile sia quello religioso, a differenza della maggior parte delle città italiane che ben distinguono il centro del potere terreno con quello del potere vescovile.
Vescovi e podestà si sostenevano e talvolta sfidavano, l’uno contro l’altro, per amministrare la vita sociale dei cittadini cremonesi che proprio nella piazza del Comune e in quella adiacente anticamente detta “del Capitano” organizzavano il mercato. Proprio lungo la facciata della Cattedrale, sotto i portici del palazzo comunale allestivano le loro botteghe i mercanti, che facevano della piazza il punto nevralgico del commercio e che costantemente richiedevano alla pubblica amministrazione maggior spazio per poter espandere la propria attività.
Per questo motivo sorge e si sviluppa il secondo cuore della città proprio oltre il limite dell’antico tracciato urbano e a pochi passi di distanza dalla Cremonella, l’antico corso che raccoglie le acque dei canali di campagna e attraversa il cuore della città di Cremona prima di sfociare nel fiume Po: il quartiere Cittanova. Guardando la piazza che prende proprio il nome di Cittanova non è possibile non notare le somiglianze architettoniche rispetto alla piazza del Comune: la chiesa è la chiesa di Sant’Agata, edificio che sorge su un territorio privato donato da una famiglia cremonese al papa, che mantiene nel corso dei secoli la giurisdizione e ne fece costruire un tempio sacro; esattamente di fronte alla chiesa fu eretto il palazzo Cittanova perché fosse la sede dell’emergente Societas Populi che poteva radunarsi per discutere insieme scelte necessarie per la vita sociale della città.
Oggi Cremona, dalla forma di “grande vascello” che solca le acque del fiume Po, come spesso è descritta dagli storici nei documenti antichi, si rivela un territorio piuttosto disomogeneo. Con il processo di abbattimento delle mura iniziato nel 1908, la città espande i suoi confini verso la campagna limitrofa. I nuovi quartieri periferici nascono con strutture ed esigenze diverse. Il quartiere Po, per esempio si edifica lungo un tracciato molto simile a quello dell’antico accampamento romano con strade parallele e perpendicolari fra di loro; nuove aree industriali al confine del territorio comunale si posizionano attorno a quelli che un tempo erano nominati “quartieri dormitorio”, ma che oggi sempre di più diventano centri importanti di lavoro e di aggregazione giovanile.
Un territorio che cambia costantemente il suo aspetto è indice di un popolo mai fermo, sempre soggetto a modificare il suo modo di vivere, gli spazi da condividere, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e l’attività culturale e sociale della propria città. Cremona cambia il suo aspetto insieme ai suoi cittadini sperimentando sempre di più le potenzialità di un territorio tutt’altro che addormentato, ma che necessita di conoscere la propria cultura e la storia del suo passato per poter guardare al futuro con spirito critico e grande energia.