cuore
N.33 Settembre 2022
Staying Alive Tour, la prevenzione si fa “on the road”
Nel 2019 un intervento di primo soccorso ha salvato la vita a Carlo. Da allora la "famiglia" di YouBasket si è messa in viaggio: due cinquantini e una vecchia 127 per sensibilizzare il mondo della pallacanestro sull'importanza della formazione
Basta poco.
Sistole, diastole.
Contrazione e rilassamento.
Basta poco per tenerci in vita.
Non ci costa poi tanto, anzi. Nemmeno ce ne accorgiamo.
Il cuore fa tutto da solo. Instancabile, pompa sangue nel nostro organismo. Ogni nostra attività dipende da un continuo alternarsi di sistole e diastole.
Purtroppo, basta poco anche perché tutto finisca.
Una pausa più lunga delle altre, un silenzio ininterrotto…
Ma una scossa, può riportare alla vita.
Lo sa bene Carlo Sist, che ha vissuto quel silenzio per alcuni lunghi, interminabili minuti. Minuti nei quali i suoi amici non hanno ceduto al panico, ma hanno messo in atto tutte le manovre necessarie a salvargli la vita.
Ecco la scossa di cui ha avuto bisogno il cuore di Carlo. Un ragazzo come tanti, storico giocatore di pallacanestro nella YouBasket di Pordenone, più che una squadra, una famiglia.
Era il 28 ottobre 2019 quando il cuore del giovane friulano, durante un allenamento, ha deciso di prendersi una pausa. I suoi compagni, però, non erano pronti a lasciarlo andare, Andrea Colussi su tutti. Fresco di formazione per il primo soccorso (Blsd) si è attivato immediatamente: ha messo in pratica gli insegnamenti ricevuti e, grazie anche al pronto intervento dell’ambulanza, ha dato un contributo decisivo alla vita di Carlo.
«Oggi parliamo di quel momento con leggerezza ‒ racconta Fabio Pessotto, ex presidente di YouBasket e compagno di squadra di Carlo e Andrea ‒ perché preferiamo riviverlo come una celebrazione della vita». Ed è proprio con questa finalità che è nato il primo “Staying Alive Tour”, nome parlante, perfetto per descrivere un «viaggio che ci ha portati a percorrere quasi duemila chilometri, toccando nove regioni italiane, per raccontare la nostra storia e provare a sensibilizzare le persone sull’importanza dei corsi Blsd».
Una vera e propria scossa per il panorama sportivo italiano, ma non solo. I ragazzi di YouBasket, tra il 2 e il 9 luglio, hanno attraversato il nord Italia a bordo di tre cinquantini degli anni ‘90 e di una 127 portando con loro «energia, fraternità vera e desiderio di condividere ‒ spiega ancora Pessotto ‒ insieme ad una buona dose di goliardia, che da sempre ci contraddistingue e unisce».
Il viaggio di questa famiglia, perché è così che la definiscono coloro che ne fanno parte, è in realtà iniziato molto prima dell’estate scorsa. «Quando ancora giocavamo in campionato ‒ ricorda Pessotto ‒ avevamo preso l’abitudine di regalare a tutti i nostri avversari dei corsi gratuiti di Blsd». Iniziativa straordinaria, che purtroppo si è interrotta con l’arrivo e gli strascichi della pandemia, che ha messo in ginocchio e costretto a chiudere anche la YouBasket, come tante altre società.
«Il nostro cuore però non si è fermato ‒ scherzano i protagonisti di questa incredibile vicenda ‒ e abbiamo pensato che avremmo potuto metterci in gioco in un altro modo, non semplicemente sul campo da pallacanestro».
E c’è davvero un grande cuore dietro allo “Staying Alive Tour”, un’iniziativa che testimonia una maturità non comune, mista a un grande desiderio di condivisione. Qualità che sono state riconosciute non solo dalle centinaia di persone incontrate durante il viaggio. I ragazzi di YouBasket sono stati infatti invitati alla cerimonia celebrativa per il riconoscimento della Madonna del Ponte di Porretta Terme come Patrona dei cestisti. Una grande soddisfazione per i giovani friulani, soprattutto perché a consegnare loro il premio “Il bello del basket” è stato Pierluigi Marzorati, storica bandiera del basket italiano.
«Spesso i corsi Blsd vengono semplicemente visti come un obbligo da assolvere ‒ chiosa Pessotto ‒ ma noi possiamo testimoniare che davvero possono fare la differenza. È per questo motivo che abbiamo passato ore e ore in sella a dei cinquantini».
La percezione, però, è che il messaggio sia effettivamente passato, «perché moltissime persone ci hanno scritto, invitato e accolto, tanto che non escludiamo affatto la possibilità, in futuro, di organizzare un secondo tour, magari spingendoci più a sud».
Tre motorini e una vecchia 127, per raccontare una storia.
Quattro amici, ex giocatori, fratelli, per condividere l’importanza della formazione.
Un cuore grande, che si è semplicemente preso una breve pausa, per testimoniare la speranza che resiste sempre.
Ecco tutto quel che serve per celebrare la vita.
Una scossa.
È così semplice.
Basta poco.