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N.49 aprile 2024

percorsi

“Un Po mio”, diario di viaggio al passo del fiume

In un libro il racconto della discesa del grande fiume in kayak di Marzio Toniolo, insegnante di lettere e fotoreporter: «Volevo che il mio passaggio sul fiume fosse più discreto possibile, per osservarlo attentamente e capirlo meglio»

Il Po ha un passo lento e silenzioso. Per seguirlo basta lasciarsi trasportare dalle sue correnti, leggeri come foglie, fino al calar del sole. Attraversare boschi e pianure, fino a scorgere il mare. È il viaggio di Marzio Toniolo, insegnante di lettere e fotoreporter, che nel 2021 ha disceso il fiume più grande d’Italia per raccontarne la vita. “Da Torino a Venezia”, si legge sulla fiancata del suo kayak, adoperato per la prima volta proprio per affrontare un’impresa lunga settecento chilometri. La racconta nel libro Un Po Mio (SelfSelf Books, Milano 2024), curato da Walter Borghisani, attraverso immagini e parole raccolte lungo il corso d’acqua.

L’idea è nata ancor prima della pandemia guardando un documentario di Paolo Rumiz, che da Pavia ha raggiunto l’Adriatico. «Io sono partito da Cardè, nei pressi di Cuneo – racconta – per raggiungere la foce e arrivare fino a Venezia via mare».

In tutto due settimane di navigazione, senza vele né motore. 

«Volevo fare un viaggio lento, silenzioso. Volevo che il mio passaggio sul fiume fosse più discreto possibile, per osservarlo attentamente e capirlo meglio. Per fermarmi, se necessario. La velocità sarebbe paradossalmente stata un freno, perché mi avrebbe impedito di interagire con pescatori, sportivi, residenti o persone che incontravo lungo le sponde».

Marzio Toniolo (foto Walter Borghisani)

Sull’imbarcazione di Marzio svettava una bandierina dell’associazione Luca Nolli, impegnata nella divulgazione della cultura architettonica del paesaggio. «Per sostenere l’impresa è stato lanciato un crowdfunding – spiega il viaggiatore – il cui ricavato è stato destinato a questa realtà, nata in memoria di un giovane amico, venuto a mancare nel 2019».

L’avventura rimbalza anche sui social media, trasmessa in tempo reale tramite un cellulare installato a bordo. «Mi hanno seguito moltissime persone – commenta – nonostante questo, trascorrevo molto tempo da solo».

Dieci ore di navigazione al giorno, la maggior parte di queste immerse nel nulla. «Con me avevo una tenda e lo stretto indispensabile – prosegue – al resto ha pensato la provvidenza. Le difficoltà non sono mancate, ma non ho mai avuto paura del Po. Mi è capitato di essere ospite in una casa galleggiante, sul ponte d’un vecchio barcone abbandonato, nella cabina di un motoscafo senza motore». «Tutti mi hanno offerto aiuto, cibo, riparo, con una generosità incredibile. La diffidenza iniziale si scioglie, quando capiscono che anche tu provi amore verso ciò che loro amano». L’acqua, la vegetazione, gli animali selvatici, il delicato ecosistema che – nonostante la mano dell’uomo – cerca di rimanere in equilibrio.

«Abito vicino a Codogno, a due chilometri dal Po. Quando ero bambino, mio nonno mi ci portava sempre per andare a pescare. Trent’anni fa era molto diverso, più sporco, meno curato, considerato un po’ una fogna. Oggi è cambiato tutto, ma rimane un luogo sottovalutato, che sconta una reputazione immeritata». 

Da qui l’idea di portare l’esperienza fatta tra i banchi di scuola: «Ai miei ragazzi racconto aneddoti e storie di fiume. Tanti di loro non sapevano nemmeno che ce ne fosse uno lì vicino. A volte organizzo gite nella natura, li porto lungo le rive, per insegnare loro ad apprezzare i luoghi i cui vivono, a prendersene cura. Spesso guardiamo lontano, ma ci sono posti meravigliosi a pochi passi da casa».

Lo insegna questa avventura, che per Marzio potrebbe non essere l’ultima: «Sto pensando di percorrere il Danubio – svela – sono 3 mila chilometri, cinque volte il Po…». Un sogno nel cassetto che un giorno potrebbe prendere il largo e scivolare ancora una volta, lento, verso il mare.


IL PROGETTO

Un viaggio di geografia umana diventato un mosaico di spazi, volti, strani incontri, luoghi bizzarri, malinconici, e situazioni talvolta grottesche.
Ho percorso il fiume intervistando e fotografando le persone e il territorio. Ho indagato sullo stato di emergenza ecologica nel quale versa il suo alveo, ponendomi però come obiettivo quello di mostrare la bellezza e l’importanza del Po e di quanto la poca attenzione, nei suoi confronti, rischi di ucciderlo…… (marziotoniolo.com)