musei

N.25 Novembre 2021

EDUCAZIONE

Con gli occhi dei bambini l’antico sa sempre sorprendere

Una guida turistica racconta l'esperienza di accompagnare i piccoli alla scoperta dei musei tra corone dipinte e strani oggetti più vecchi... anche della nonna

«Quanto è grande!»
«Ti assomiglia!»
«A me sembra un re!»
Si potrebbe scrivere un intero libro di citazioni, impressioni o riflessioni a cui i bambini si lasciano liberamente andare davanti a un quadro, a reperti archeologici e più in generale all’interno dei musei.
Ci si potrebbe chiedere quanto un bambino possa capire dell’arte di Caravaggio, dei fratelli Campi… cosa rimane impresso nella sua mente di una natura morta o di un pezzo di pietra che mille anni fa era il cornicione di un palazzo. O ancora che interesse può avere guardando degli strumenti musicali che nemmeno possono essere suonati perché sono all’interno di teche di vetro.
Forse “i piccoli” non saranno troppo curiosi di conoscere le innovazioni stilistiche e culturali che un pittore imprime sulla tela o le caratteristiche acustiche di un violino, ma – statene certi – non resisteranno alla meraviglia di scoprire di oggetti insoliti dipinti in un angolo del quadro, o da una storia affascinante che si cela dietro ad un reperto giunto fin qui da tanti, tanti, tanti anni fa. «Anche più della mia nonna!»
Il museo non è solo per adulti particolarmente affascinati dalla storia e dall’arte, ma è una “fucina” di storie e di «strane cose» che attireranno l’attenzione dei più piccoli, se ben accompagnati alla scoperta di questi luoghi e delle loro collezioni.
Punto di partenza per rendere la visita ad un museo un’esperienza affascinante per i bambini è dire loro che ogni oggetto è prezioso perché ha qualcosa di unico da raccontare: chi abitava le grandi sale del palazzo in cui ci troviamo, e chi collezionava questi disegni grandi come una parete, la vita avventurosa di un pittore, gli usi sconosciuti che si potevano fare molti anni fa di un oggetto che nelle nostre case non si trova più.
L’approccio moderno alla didattica museale è quello di formare guide che siano storytellers, cantastorie: accompagnatori capaci di andare oltre le nozioni storico-artistiche (comunque importanti e da insegnare!) e raccontare l’opera d’arte con tutto quello che porta dentro: il suo tempo lontano, la città come non l’abbiamo conosciuta, il modo di vestire, di mangiare, di pregare…
Prendiamo come esempio un quadro in una pinacoteca. L’oggetto in sé già conserva la storia del suo autore, del committente, dell’epoca storica in cui è realizzata; ma è l’immagine rappresentata che stimola maggiormente l’interesse dei bambini: animali, teschi, fiori, spartiti… perché sono lì? Perché proprio quell’oggetto? Qual è il suo significato? Per dar risposta a queste domande l’appassionato d’arte deve ricorrere alla disciplina dell’iconografia in grado di giustificare la presenza di ogni singolo particolare raffigurato, il significato simbolico dei colori e strumento che aiuta a riconoscere il soggetto dell’opera nella sua completezza.
Molto di ciò che l’iconografia insegna è in gran parte già presente nella mente e nella fantasia dei bambini, ancora libera da preconcetti culturali e particolarmente allenata a leggere le immagini dei testi scolastici e non. Abituati fin da piccoli a cercare i dettagli nelle illustrazioni dei libri e a riconoscere una storia solo attraverso la grafica, i bambini sono in grado di riconoscere il significato simbolico del colore e di giustificare la presenza di oggetti apparentemente estranei al soggetto raffigurato nel quadro.
Il rosso dell’amore o della rabbia, l’oro è quello dei re, il leone è il simbolo della forza, i fiori della gentilezza…

Chi accompagna i bambini
ha lo straordinario compito di aprire porte
da cui passato, presente e futuro
entrano ed escono mescolandosi
in sensazioni sorprendenti

Grazie alla loro fantasia e capacità di lettura delle immagini, davanti ad un’opera d’arte, se siete in compagnia di bambini, i vostri figli, i vostri alunni… la cosa migliore è quella di cominciare da loro, farsi prendere la mano dalle loro impressioni.
Saranno loro a dirvi che le due corone dipinte accanto a quell’uomo carico di gioielli e vestito con un mantello di velluto rosso impellicciato significano che «… è un re più potente e ricco degli altri», «…è un imperatore», «…è il re di tutti i re».
In un museo i bambini possono anche stupirsi e meravigliarsi di quanti mondi diversi possono esistere oltre a quello in cui vivono: il museo della Civiltà Contadina del quartiere Cambonino a Cremona, per esempio, fa esplodere tutto il loro stupore nello scoprire quanto può essere cambiato il loro mondo negli anni, nello scoprire che i nonni dei loro nonni vivevano proprio qui, eppure in modi così misteriosamente lontani.
Le comodità domestiche sostituite da oggetti ad uso meccanico, materiali poveri, strumenti rudimentali che i bambini non conoscono. Niente smartphone, tablet, tv al plasma… Un luogo come questo stimola la fantasia e accende la curiosità di provare cose diverse. Antiche eppure così nuove.
I piccoli spesso si meravigliano (fanno smorfie con la lingua, ridono sotto i baffetti, si danno di gomito) nel sapere che alla sera le famiglie si ritrovavano a socializzare nella stalla insieme a mucche e maiali perché quello era l’ambiente più caldo di tutta la cascina; si sorprendono nel vedere quali strani oggetti venivano utilizzati per lavare i panni al posto della pratica e comoda lavatrice di casa.
Chi accompagna i bambini alla scoperta dei musei (o di chiese, palazzi, monumenti…) si ritrova così con lo straordinario compito di aprire porte da cui passato, presente e futuro entrano ed escono mescolandosi in sensazioni sorprendenti.
E qualche volta la tecnologia aiuta ad avvicinare mondi e linguaggi. Così, ad esempio, passeggiando lungo le sale di un museo dedicato agli strumenti musicali è più facile trattenere nella memoria la forma e il nome di un liuto, una ghironda o una viola da braccio, se, toccando con un dito, è il loro suono a svelarne il mistero.
L’esperienza della scoperta: questo ci insegnano i bambini seduti in cerchio sul pavimento di un antico palazzo pieno di tesori. Un museo non è solo luogo in cui si conservano ed espongono oggetti d’arte, ma diventa il luogo della meraviglia dell’imparare. Servono però la curiosità dei bambini, i loro occhi inquieti e le loro domande. Così conoscere – anche da adulti – può diventare un gioco. Può diventare vita.