sbagli

N.43 ottobre 2023

progetti

Confessione. Riconciliazione

La fotografa americana Billie Mandle ha viaggiato dieci anni negli Stati Uniti fotografando i confessionali: una ricerca estetica e spirituale, tra inquietudini e riconciliazioni

Saint Barbara © S. Billie Mandle

Il concetto di sbaglio apre spazio alla confessione ed, auspicabilmente, alla riconciliazione.
Reconciliation è il progetto fotografico di Billie Mandle, fotografa e professore associato al MassArt di Boston, che ha fotografato, per 10 anni, confessionali in tutti gli Stati Uniti d’America.

Reconciliation si presenta con la stessa modestia della sua copertina: il titolo ed un rivestimento intessuto, forse un richiamo all’ascesi. Forse.
Il rosso su rosso sbiadito scelto per la sua veste grafica, un rimando agli arredamenti lisi e consumati di certi paramenti sacri, trasformano in un sussurro l’introduzione. In un’entrata sommessa, perfetta, nel corpo del lavoro.

Quello che si avverte nel lavoro di Billie è, così come nella confessione, una sospensione: in un testo sacro appoggiato a ridosso della grata di un confessionale, appena illuminata; nelle puntinature di un tendaggio, probabilmente gonfiato dallo spiffero di una sagrestia; nelle assi di legno lise di un pavimento o nel tessuto consunto del cuscino di un inginocchiatoio; nella solitudine del momento che si carica di ansia e precede il conforto. È una sospensione che io ho colto, evidente, e che mi ha spinto ad approfondire quello che non è, soltanto in apparenza, un ottimo ed interessante lavoro di documentazione, bensì un confronto tra il bisogno dell’autrice di esternarsi con la fotografia e la sua posizione nei confronti della religione.

La fotografia è il mezzo attraverso il quale l’artista trova il distacco necessario per riflettere in modo meno soggettivo e coinvolgente sulla religione e, nel frattempo, condensare la sua posizione attraverso l’osservazione e la documentazione dei luoghi di confessione e di penitenza.
Forse rendendo il suo lavoro esso stesso una confessione. La confessione del fatto che il suo rapporto con la religione – forse anche con la fotografia – è in confronto ed in evoluzione. Forse che questa è l’occasione, stavolta non apparente, di riconciliazione, appunto.

Questo è un libro fatto di tanta bellezza, spirito, profondità, curiosità. Un tutt’uno che mi ha riempito le narici al pari dell’immaginazione, provando a fermare il momento della confessione, quel momento, di sospensione, apparenza, confessione, riconciliazione. Di quell’odore di culto, religione, luogo sacro, incenso rituale.

E vi confesso che questo libro può spingere, nel senso più assoluto (antropologico), a riflettere sul proprio rapporto con la religione, sul bisogno di essa e della confessione, partendo da uno stimolo prettamente fotografico, figurativo, estetico. A sviluppare un pensiero critico o, meglio, un’astrazione critica che ci renda antropologicamente, prima che religiosamente, predisposti al processo di confronto, anzitutto con noi stessi e con la nostra dimensione spirituale, che trova il suo compimento nella confessione.

Non è un caso che nel testo del progetto venga citata Dorothy Day (co-fondatrice del Movimento Cattolico Lavoratori), che è una figura americana forte, femminile che ha saputo fondere la sua esperienza di vita politica e sociale, iniziando una singolare presenza, non solo sindacale, con i lavoratori statunitensi, e che ha fatto delle sue confessioni la sua autobiografia (The Long Loneliness).

Quando vai alla confessione di sabato sera, entri in una vastità tiepida, debolmente illuminata, con l’odore di cera e incenso nell’aria, l’odore delle candele accese e se è un’estate calda la notte c’è il suono di un grande ventilatore elettrico e il rumore delle strade che si affaccia ad enfatizzare l’immobilità del luogo. C’è anche un altro suono, oltre a quello dei movimenti quieti delle persone dal banco alla confessione alla balaustra; c’è lo scorrimento delle tendine della piccola finestra tra te e il prete nella sua “scatola”.

Dorothy Day

RECONCILIATION

Autore: S. Billie Mandle
Testi: Dorothy Day, Kirstin Valdez Quade
Design: Everything Studio
Editore: Kehrer Verlag
Anno: 2020
Lingua: inglese
In copertina: David de las Heras, La nuvola rossa (2011)

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