velocità

N.49 aprile 2024

riflessi incontra

Dal legno alle note, il tempo sospeso nella bottega di Grisales

Il presidente del Consorzio Liutai “Antonio Stradivari” di Cremona racconta il rapporto della liuteria con la velocità: un albero che cresce, il valore immutabile della tradizione, le corse di un mercato globale, l'eternità della musica

Ci sono luoghi in cui il tempo cambia passo. La bottega di un liutaio, per esempio, in cui la velocità è scandita dal gesto dell’artigiano, che con pazienza e cura modella il legno maturato nei secoli.

«Ci si sente un po’ come gli scultori del passato, che da un semplice blocco di marmo riuscivano ricavare meraviglie». Giorgio Grisales è presidente del Consorzio Liutai “Antonio Stradivari” di Cremona, città in cui vive da 42 anni. Originario di Medellín, in Colombia, all’età di 17 anni ha lasciato gli studi di medicina per inseguire il sogno di diventare liutaio. «Ho visto un documentario su questa città e ho pensato: dove se non lì?». Nel 1982 ha raggiunto il cuore della Pianura Padana: «Ho trovato una città lenta, avvolta da una nebbia meravigliosa, come in una favola». Lì avvia la propria attività, come tanti appassionati provenienti da tutto il mondo, che già in quegli anni raggiungevano Cremona per imparare la professione.

«La vita di bottega è lenta – prosegue – per fare un violino ci vuole tanto, tanto tempo. In genere si impiega un mese e mezzo o due, ma è un processo che può durare molto di più. Spesso mi capita di ritrovarmi tra le mani strumenti iniziati dieci o quindici anni fa… Mi piace lasciarli sospesi, addormentati, come se vivessero una propria vita. Nel momento più adatto li riprendo e li finisco, consapevole che presto me ne dovrò separare».

Un ritmo ben diverso da quello dettato dal mercato e dal sistema produttivo, che in epoca moderna può contare su processi di stagionatura meccanica del legno, riducendo sensibilmente i tempi di realizzazione. Il liutaio si stringe nelle spalle. «Io preferisco la tradizione, un po’ come si fa con i vini. Noi siamo gli stradivari contemporanei, lavoriamo come si faceva nel 1700. Mi piace rispettare i cicli della vita, la luna, le stagioni. Qualità non significa né quantità né velocità, soprattutto nei prodotti artigianali».

Oggi Giorgio affianca all’attività artigianale gli impegni istituzionali, disseminati ai quattro angoli del globo. «È una contraddizione – sospira – appena esci dalla soglia della bottega vieni rapito dal mondo là fuori. Basta salire su un aereo per raggiungere Paesi e culture diverse in una manciata di ore. Oggi sono qui, tra qualche giorno sarò in Corea». Una vita di corsa, in cui la lentezza ha un grane valore. «Soprattutto nel weekend, quando chiudo la porta del negozio e rimango da solo con il mio mondo».

Per l’artigiano, «lavorare il legno è un viaggio d’introspezione, che avviene con la trasformazione della materia. A volte mi ritrovo a guardare questi blocchi di legno giganti, ricavati da piante che hanno da 200 a 500 anni». Con le braccia mima la circonferenza di un acero. «La liuteria mi ha insegnato a guardare oltre, a immaginare ciò che si può fare. Qualcosa che rimane, che produce un suono e genera emozioni». Una vibrazione sospesa, che rimane nell’etere superando spazio e tempo.