pace
N.45 Dicembre 2023
Jordan Rise Ride, il viaggio inizia (e continua) pedalando verso nuovi incontri
Ci sono quattro amici seduti al tavolo di un bar. Sono più che amici perché suonano insieme in un gruppo dal nome evocativo: Collettivo Orkestrada Circus. In realtà, non sono solo musicisti affiatati, li unisce anche un’altra passione: la bicicletta.
Stanno decidendo dove andare per il prossimo viaggio su due ruote: sono già stati in diversi luoghi, tra cui Sardegna, Portogallo, Serbia. Uno di loro ha un’idea: qualche giorno prima, alla ciclofficina La Mente Comune di Padova, ha conosciuto Tommaso che gli ha parlato della Giordania. La meta insolita attira la curiosità del gruppo, ne vogliono sapere di più.
Tommaso racconta che, nel 2014 insieme ad un gruppo di giovani si è recato in Giordania per conoscere la situazione dei profughi in fuga dalla Siria. Al ritorno hanno deciso di fondare Non dalla guerra, un’associazione che ha come finalità la sensibilizzazione sui temi della pace e dell’educazione. Da allora più di 400 giovani, grazie alla fondamentale collaborazione di Caritas Jordan, hanno avuto l’opportunità di svolgere attività di volontariato in Giordania.
«Pedaliamo, suoniamo, conosciamo i progetti dell’associazione!» dicono all’unisono i quattro amici; la meta del viaggio è decisa.
«A tutti è rimasta impressa
la qualità del silenzio
nel momento in cui
incontri le persone»
Incontriamo Lele, Nicolò, Diego e Luca all’Arci di Cremona, durante il Festival dei Diritti organizzato da CSV Lombardia Sud ETS. Viene proiettato il documentario Jordan Rise Ride, una narrazione dei 10 giorni di viaggio da Mafraq ad Aqaba. 400 chilometri tra montagne e deserto per conoscere i progetti sostenuti con la compagna di raccolta fondi Vicini di Banco.
«Quando siamo partiti non eravamo interessati a fare un viaggio esotico o a scattare foto suggestive – ci racconta Lele – ma semplicemente desideravamo incontrare delle persone e conoscere i progetti dell’associazione».
L’idea del documentario è nata perché, sul furgone a supporto dei ciclisti, era presente Dalma Timar, una videographer incaricata di raccogliere materiale sui progetti di Non dalla guerra.
Lorenza, Responsabile della comunicazione, ci racconta: «A noi interessa parlare di pace e della conseguenza delle migrazioni forzate a più persone possibili, ma sono temi difficili da proporre. Lo strumento del documentario si è rivelato adatto perché ci permette di raccontare i nostri progetti attraverso la cronaca di un viaggio».
Lorenza ci tiene a sottolineare il senso delle esperienze di volontariato organizzate da Non dalla guerra: «Vogliamo andare nei luoghi a incontrare le persone per ciò che sono e non per la loro condizione di profughi di guerra. Desideriamo evitare ogni strumentalizzazione e spettacolarizzazione, nonostante i racconti che ascoltiamo siano spesso drammatici».
A Madaba-Irbid i ciclisti hanno conosciuto, in due istituti individuati da Caritas Jordan, le insegnanti del progetto di Inclusive education. Attraverso la dotazione di materiali didattici specifici e il supporto formativo, l’associazione punta a garantire l’accesso all’educazione ai bambini e alle bambine con disabilità.
«Ognuno di noi è stato colpito da qualche situazione particolare incontrata lungo il viaggio – ci racconta ancora Lele – ma a tutti è rimasta impressa la qualità del silenzio nel momento in cui incontri le persone. Non è solo questione di conoscenza della lingua, ma proprio la possibilità di stare insieme, seduti, sorseggiando del tè, senza sentirsi a disagio, pur non pronunciando una parola».
I quattro ciclo-musicisti hanno apprezzato moltissimo la visita al Drama Center, uno spazio dedicato all’arte e al teatro, che si trova presso la parrocchia Melchida di al Karak. Tirati fuori dalle borse gli strumenti musicali, hanno danzato e cantato insieme a una quarantina di giovani giordani e siriani. «Dopo giorni in cui ascoltavo le storie terribili dei profughi, che mi avevano lascito addosso una sensazione di immobilità e fragilità, è stato davvero rigenerante incontrare la vitalità e la voglia di riscatto delle adolescenti del centro», confessa Lele.
Tra una foratura e una fuga dai cani che girano liberi per le strade, i viaggiatori hanno ripreso ad attraversare il deserto, «un luogo di assenza dove abbiamo imparato a vedere i cambiamenti di un paesaggio che, al turista distratto, può sembrare tutto uguale».
I ciclisti arrivano infine al Centro giovanile di Al-Mafraq. A pochi chilometri dalla Siria, perciò al primo approdo dei siriani in fuga dalla guerra, dalla violenza e dalla povertà, è stato creato un luogo dove viene supportato l’apprendimento e lo studio di bambini e adolescenti.
Ma il tour dei musico-ciclisti non termina al momento in cui smontano le ruote delle biciclette per infilarli in grandi borsoni da caricare nella stiva dell’aereo. L’avventura prosegue ogni volta che raccontano, con parole e immagini, insieme ai volontari di Non dalla guerra, il loro incredibile viaggio alla scoperta di una realtà che non è così lontana come immaginiamo. Perché, come dice Edgar Allan Poe, “Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato”.
Il documentario
La storia di quattro amici che in dieci giorni hanno pedalato per più di 500 chilometri, da Mafraq a Aqaba, con l’obbiettivo di conoscere i progetti di supporto alla scolarizzazione a favore delle comunità più vulnerabili del Paese. Un viaggio in bici in cui la musica popolare diventa strumento per sconfinare e condividere lingue e culture….. (lavitafelice.it)
SCHEDA
Regia e sceneggiatura: Dalma Timar
Da un progetto di: Non dalla guerra, Caritas Giordania, Mente Comune ciclofficina, Collettivo Orkestrada Circus
Durata: 52′
Anno: 2023