voce

N.35 Novembre 2022

MESTIERI

Professione doppiatore: la mia voce incollata ai loro volti

Massimiliano Pegorini racconta il lavoro del doppiatore, tra gag da liceale, il teatro e gli studi di registrazione. Un percorso di studio incessante per rendere la voce uno strumento versatile e capace di emozionare

Anno 1990, Istituto Janello Torriani, Cremona. C’è parecchia confusione in aula, un chiassoso vociare, odori e rumori tipici di adolescenti irrequieti. La cattedra è vuota ma nessuno aspetta il professore. Da qualche giorno è iniziata l’autogestione e, tra assemblee e laboratori, giunge uno dei momenti più attesi. Sta per arrivare Max, celebre in tutta la scuola per le imitazioni dei professori. I suoi amici hanno organizzato un minitour nelle classi per permettere a tutti di apprezzare il talento del giovane cabarettista. Dando le spalle alla cattedra e alla porta di ingresso dell’aula, con la verve del mattatore, Max inizia con l’imitazione di un insegnante particolarmente famoso per la sua severità. «Ad un certo punto – ci racconta Massimiliano Pegorini come fosse accaduto ieri – vedo che tutti i ragazzi si zittiscono. Non capisco, immagino che l’imitazione non stia piacendo». Invece, entrando silenziosamente alle spalle di Max, è apparso proprio il professore oggetto della divertente parodia; quando se ne accorge, il cabarettista, ammutolisce. «Ho visto l’imitazione – afferma il docente – vorrà dire che quando sarò assente mi sostituirai tu!», conclude tra un tripudio di applausi e un sospiro di sollievo.
Possiamo iniziare proprio da questo episodio per raccontare il lavoro di Pegorini, poliedrico artista cremonese. E gli poniamo subito un dilemma: se potesse scegliere tra scendere dal letto slogandosi una caviglia o svegliarsi con un forte mal di gola, quale sarebbe il male minore per la sua professione? «In teoria, in teatro, corpo e voce sono cinquanta e cinquanta; ma, se sulla parte del fisico riesci a sopperire in qualche modo, se non hai voce sei fregato!» risponde convinto.

Infatti, ripercorrendo il suo percorso attoriale, possiamo notare come la parola abbia preso, poco alla volta, il sopravvento sul gesto. Dai primi studi alla scuola Filodrammatici di Cremona Massimiliano ha seguito numerosi corsi e formazioni, tra lettura interpretata e recitazione cinematografica, spostandosi spesso tra Roma e Milano.
«A un certo punto ho sentito l’esigenza di lavorare con la voce, su una espressività agita senza l’ausilio del corpo». Così studia, si appassiona e approfondisce la materia con Elda Olivieri, attrice e direttrice di doppiaggio che lo accompagna nelle sale di registrazione a fare le prime esperienze. Pegorini viene selezionato per interpretare i personaggi minori, «che sono i tipici ruoli affidati alle new entry», nelle celebri serie The Crown e Brigada Costa del Sol (Netflix). «Ho scoperto così una dimensione in cui mi sono trovato immediatamente a mio agio. Nella sala di doppiaggio c’è molto silenzio e tranquillità, sei solo tu con il video, è una situazione raccolta in cui si riesce a lavorare molto bene. Ed è davvero una soddisfazione – aggiunge l’attore – quando, vedendo il risultato finale, ti rendi conto di essere riuscito perfettamente a incollare (è il termine tecnico) la tua voce al volto del personaggio».

In effetti il lavoro del doppiatore è talmente scrupoloso che, alla fine, ci convinciamo che quella ascoltata nel film sia la reale voce del personaggio, come nel caso di Ferruccio Amendola con Robert De Niro e Sylvester Stallone. «La sala di registrazione non è il palco del teatro, la recitazione cinematografica è molto diversa da quella teatrale – ci spiega Massimiliano – avendo a disposizione microfoni sensibilissimi devi dedicarti, con cura artigianale, a modulare la tua voce esprimendo in modo convincente un’ampia gamma di emozioni e, nello stesso tempo rispettare i tempi dettati dal direttore del doppiaggio».
Mentre la carriera di Pegorini si stava consolidando è arrivato, improvviso, il Covid. «Gli studi non sono areati perché perfettamente insonorizzati. Prima della pandemia si entrava a registrare due, tre persone alla volta, con il Covid siamo stati costretti a entrare soli e le produzioni si sono viste costrette a dilatare i tempi a dismisura».
Così, facendo di necessità virtù, Massimiliano si è creato un “home studio” dedicandosi allo speakeraggio. «Ho realizzato numerosi lavori come le audioguide per il Museo Diocesano, un cartone animato per Regione Lombardia, per dedicarmi poi alla pubblicità e ai documentari scientifici». Quando la situazione lo ha permesso, Pegorini ha ripreso a lavorare dal vivo, «soprattutto con un format di presentazione dei libri che, con il tempo, ho perfezionato. Oltre alla lettura dei brani tratti dal volume, ho aggiunto la creazione di un tappeto sonoro che aiuta il pubblico ad entrare nel mondo immaginato e descritto dall’autore». Ci sono in cantiere numerosi progetti, dalla nascita di un’associazione culturale, a nuovi spettacoli che coinvolgano anche la moglie Angela Alessi, violinista e insegnante di musica.
Se quel professore potesse adesso incontrare Massimiliano, rimarrebbe stupito (ma forse nemmeno troppo) di quante opportunità si sono dischiuse al suo eccellente imitatore grazie al talento custodito nella sua voce, coltivato con costanza e inesauribile passione.