piaceri
N.11 Maggio 2020
I dieci piaceri dello schermo
«Mai come oggi abbiamo scoperto che la felicità è fatta di piccole cose», recita il claim dello spot di una nota marca italiana di prodotti dolciari. E, per suffragarlo (in tempi di Covid), associa a un montaggio di brevi video “casalinghi” una delle canzoni più celebri di tutti i tempi, Le cose che piacciono a me (My Favourite Things). La ricordate? Generazioni (fortunate) di bambini si sono trovate a compitare elenchi di “cose belle” sulle immagini di Tutti insieme appassionatamente (The Sound of Music di Robert Wise, 1965), quando una effervescente Julie Andrews intonava in una notte di temporale un suo particolare e convincente inno alla vita fatto di torte di mele, di sciarpe di lana, di gocce di pioggia cadute sui prati verdi.
Più tardi abbiamo dato a questo atteggiamento il nome di “minimalismo positivo”, grazie a un delizioso libro di Philippe Delerm – La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita (1997) – che ha inaugurato un vero e proprio filone di volumi dedicati ai piaceri minuscoli, tra cui il memorabile Momenti di trascurabile felicità di Francesco Piccolo (2010).
Elencare le cose che ci danno piacere è già in sé una forma di intimo benessere, sia per quell’esigenza che tutti abbiamo di mettere in fila, di far ordine per esercitare una forma di controllo su noi stessi e sulle cose, ma anche semplicemente di nominarle, di riconoscere e dare un nome alle sensazioni, per poi descriverle e trasmetterle, ossia renderle comunicabili, trasformarle in patrimonio comune. Umberto Eco parlava della “vertigine della lista”; qui – senza nessuna ambizione di completezza, ma guardando piuttosto a quell’Amélie di Jean-Pierre Jeunet (Il favoloso mondo di Amélie, 2001) che confidava candidamente alla macchina da presa il piacere di tuffare la mano in un sacco di legumi o di rompere la crosta della crème brûlée con il cucchiaino – vogliamo solo iniziare a elencare i piccoli piaceri del video e degli schermi (film, cortometraggi, audiovisivi in generale), riscoperti in questo tempo di pandemia.
1. Il piacere di guardare
Guardare in tutta la gamma dei sinonimi associati a questo verbo: cogliere distrattamente, adocchiare, contemplare, scrutare, squadrare, ispezionare attentamente, esaminare, considerare (gli inglesi hanno glance e gaze)… Persino quando ci ritroviamo a occhi chiusi davanti al video, è in gioco uno sguardo della mente che fa lavorare l’immaginazione.
2. Il piacere di provare emozioni
Il riso, il pianto, la paura, il desiderio, l’amore, la nostalgia, la sorpresa, la pietà, la giustizia… Le immagini in movimento parlano ai nostri sensi e li mettono in movimento, attraverso un caleidoscopio di sensazioni, stati d’animo, emozioni.
3. Il piacere di immedesimarci
Le immagini in movimento, con i loro personaggi “in grande” e presi da vicino, ci consentono di uscire da noi stessi e vivere infinite esistenze.
4. Il piacere di ascoltare storie
I media audiovisivi raccontano da sempre delle storie: le immagini creano mondi e suggeriscono racconti.
5. Il piacere di scegliere
Piattaforme on line, tv on demand, archivi digitali ci trasportano comodamente dal divano in un supermercato dell’immaginario, accessibile a poco costo, in cui possiamo avere a disposizione (quasi tutto) ciò che appaga i nostri desideri del momento.
6. Il piacere di scoprire
Sotto la superficie dei prodotti più commerciali o reclamizzati, giacciono tesori sconosciuti o dimenticati, screditati e abbandonati. La curiosità è la bacchetta del rabdomante necessaria per scoperte fantastiche.
7. Il piacere di imparare
Film, audiovisivi, video ci mettono sempre in contatto con mondi “altri”, distanti (nel tempo e nello spazio) da cui possiamo apprendere modi di vivere, usanze, costumi, idee nuove e sempre diverse.
8. Il piacere di ri-vedere
La ripetizione – come nei racconti delle fiabe – ci dà sicurezza, esercita la memoria, riduce l’ansia della novità. Serie, remake, sequel, re-visioni ci fanno muovere in un mondo conosciuto.
9. Il piacere di citare
Una volta appresi, i contenuti mediali fanno parte del nostro patrimonio. Essi interagiscono con il nostro bagaglio culturale, apportando nuove fonti. Che possiamo – in tanti modi – riprendere, citare. E condividere.
10. Il piacere di creare
I “vecchi” media generalisti non consentivano risposte attive da parte degli spettatori. Oggi gli audiovisivi sono materiali che si prestano a qualsiasi manipolazione e messa in forma (montaggi, parodie, videosaggi, commenti, sottotitoli, like).
Questi sono solo i primi dieci piaceri offerti dai media audiovisivi.
Ora, se vi va, continuate voi.