Ad un certo punto immaginare un’edizione di Riflessi che parlasse – come da programma – di piacere e di piaceri al maturare alle porte dell’estate, sembrava indiscreto, come una nota stonata.
Nulla era “da programma”.
Poi però la morsa della crisi ha iniziato ad allentarsi, ad aprire piccoli varchi da cui sbirciare, sopra il bordo rigido delle mascherine, quello che stava tornando a muoversi. Quello che non aveva mai smesso di viverci attorno. Solo in cerchi più stretti.
E quando i piaceri della vita non potevano più – non potevano, drammaticamente, naturalmente – esaurirsi nel semplice fatto di “godersela”, è diventato un fatto di movimento. Il piacere di riaccordarci con il tempo, con il ritmo, con l’armonia di ciò che accade.