età

N.36 Dicembre 2022

RUBRICA

C’è un tempo per sentirsi grandi

Immagini video: Trc. Montaggio video di Giulia Barbieri

Siamo abituati a pensare la vita come una linea. Non è dritta, non abbiamo idea di quanto sia lunga, ma sappiamo che ha un inizio e una fine. Abbiamo imparato a misurarla con la luna, con le lancette, contando le rughe. Siamo in grado di darci un’età per ogni stagione, cambiando faccia, strada, opinione. La cerchiamo negli occhi degli altri, la troviamo nelle vecchie agende, nei desideri realizzati e in quelli ancora sospesi come un pegno a sé stessi. Davvero c’è un tempo per sentirsi grandi? L’abbiamo chiesto a quattro persone, una per ogni età della vita.

Pietro ha quindici anni, ma la sua voce tradisce una maturità inaspettata, che lo colloca a metà tra i coetanei e gli adulti. La sua età è un mi bemolle, quella nota un po’ di mezzo. Incerta come l’idea di sé, che traspare dagli occhi di chi lo vede crescere.

Affida i suoi pensieri alla musica, che vorrebbe come compagna di una vita spesa a suonare in giro per il mondo, non senza una famiglia. Il resto è tutto da scrivere, partendo dal qui e ora.

O meglio, da chi è ora. Con il punto interrogativo, come canta David Bowie: who can I be now?

A ventidue anni, Marianna sa di vivere «quel momento in cui può ancora dire la sua età».
Ora sta sulla soglia del mondo adulto, che fino ad allora aveva osservato con curiosità e ora le spalanca la porta. Racconta quanto è buffo – e a volte spaventoso – ritrovarsi nel punto in cui il tempo sembra cambiare ritmo e arricciare le giornate, sull’orlo delle nuove responsabilità. Affrontarle con il sorriso è doveroso, così come imparare a perdonarsi e tenere con sé solo ciò che fa bene. I progetti non mancano, ma potrà realizzarli «quando sarà grande». C’è tempo per dirlo, finché c’è ancora qualcosa da imparare.

Un po’ come Alessandro, che nei suoi quarantanove anni ha trovato la serenità di chi si sente al posto giusto nel momento giusto. «Non ricordo quanti ne ho – scherza – perché cerco di non contarli mai», ma non perde di vista i traguardi attraversati, le persone incontrate, quelle che mancano. Racconta la promessa fatta ad amico fraterno, che continua a brillare nel progetto ThisAbility e in tutto ciò che si fa per gli altri. Perché «un anno in più non ci rende più vecchi, ma è la somma di ciò che abbiamo realizzato». Come scelte più audaci che poi si sono rivelate giuste, anche quando non si poteva immaginare.

«Nell’anima a volte penso ancora di essere un’adolescente», ci confida Luisa, settantun anni, alle spalle una vita da insegnante trascorsa tra i libri di filosofia e i banchi di scuola. «La vecchiaia ti fa capire che il tempo è irreversibile: nel termine ‘vecchio’ c’è una ricchezza che va rivalutata».
Il tempo le ha insegnato che «ogni età ha le sue inquietudini: non possiamo scegliere ciò che ci accade, ma possiamo decidere come rispondere». Le rughe rimangono, «ma la vedo solo con gli occhiali… Basta non metterli!». Anche se in fondo – come l’intramontabile Anna Magnani – ne va pure un po’ fiera.