luce

N.16 Dicembre 2020

RUBRICA

Pixar e Luxo Jr., storia di un’icona

Buio in sala…. Pardon, buio in casa. È atteso per il giorno di Natale 2020 Soul – quando un’anima si perde, il nuovo lungometraggio Pixar (il 23°) diretto da Pete Docter. Ma con la chiusura delle sale cinematografiche dovuta alla pandemia, verrà programmato direttamente sulla piattaforma Disney+, rispettando l’appuntamento natalizio destinato alla riunione delle famiglie davanti allo schermo. Nell’attesa di Soul, possiamo goderci il trailer.

Dopo il logo della Disney, che distribuisce il film, compare quello – ormai un classico – della Pixar Animation Studios: una scritta in stampatello a grandi caratteri su fondo azzurro, con la “I” – la seconda lettera – sostituita da una lampada da tavolo. Un logo animato, potremmo dire, perché la lampada, che prima puntava la luce verso lo spettatore, al passaggio di un oggetto che scende vorticosamente verso il basso si volta a seguirne il movimento, incuriosita. Accattivante e creativo come i film che presenta, il logo Pixar ha una storia che merita di essere raccontata.
Partiamo da lontano. La simbologia della luce è antica e profonda, associata a elementi di segno positivo, capaci di generare un cambiamento sorprendente e immediato. Anche la lampadina, brevettata da Edison nel 1880 come “lampada elettrica a incandescenza” con un filo di carbonio, si inserisce in questa rete di significati: l’accensione attraverso un semplice gesto comporta un’istantanea meraviglia e una nuova visione delle cose. Da qui probabilmente l’associazione tra luce, illuminazione e intuizione, idea, improvvisa rivelazione: una metafora incarnata dallo stesso Edison, abile inventore ma soprattutto eccezionale comunicatore. Ancora oggi dire “mi si è accesa una lampadina” significa aver trovato un’idea. Un modo di parlare figurato di cui si appropria il linguaggio dell’animazione: i personaggi, spesso semplificati, comunicano tramite segni, “ideogrammi”, come il punto interrogativo o la lampadina che compaiono sopra la testa di Felix the cat, primo grande “divo” a cartoni creato da Otto Messmer oltre un secolo fa.
Forse se ne ricorda John Lasseter quando è in cerca di un un’idea per sviluppare il software RenderMan messo a punto dalla Pixar Animation Studios negli anni Ottanta, nel periodo delicato della transizione dello studio dalla proprietà di George Lucas a quella di Steve Jobs: egli sceglie come oggetto da animare la lampada che ha sulla scrivania, una Luxo. Si tratta di un brand molto noto: nel 1986 Luxo è la lampada da tavolo più diffusa negli uffici. Messa a punto negli anni Venti del Novecento da George Carwardine, si basa su una serie di molle e di bracci snodabili che rendono agevole e rapida tanto l’inclinazione quanto l’intensità dell’illuminazione, particolarmente sui tavoli da lavoro. Prodotta con il nome di Anglepoise, attira l’attenzione del norvegese Jac Jabosen che ne raffina il design e la mette sul mercato nel 1938 come L-1, prodotto di punta della compagnia Luxo: da allora ne vengono venduti oltre 25 milioni di pezzi di diverse misure e fogge, per non contare le imitazioni.

Con un complesso lavoro di animazione digitale, Lasseter dà vita alla lampada Luxo secondo i principi del fotorealismo Pixar: profondità di campo e tridimensionalità, movimento secondo la prospettiva lineare, ampia gamma di colori e di tonalità, ecc. Inoltre la lampada viene “animata” anche dal punto di vista psicologico perché – come poi tutti i personaggi Pixar – esprime caratteristiche umane precise. Luxo Jr. è una lampada piccola e vivace che saltella e gioca a palla con una lampada più grande, Luxo. Quest’ultima amorevolmente risponde ai palleggi, e cerca di contenere il figlio troppo esuberante finché Luxo Jr. inizia a saltare ripetutamente sopra una pallina che finisce per sgonfiarsi. Mentre il genitore cerca il modo di rimediare al disastro, entra in scena una palla molto più grande con cui Luxo Jr. si mette immediatamente a giocare, con un entusiasmo se possibile ancora maggiore. Allora il padre solleva la “testa” (ossia la parte della lampadina) verso lo spettatore e poi la abbassa, scuotendola rassegnato di fronte alla vivacità del figlio.
Immediato, divertente, piacevole, Luxo Jr. ha un successo tale da meritargli una candidatura per l’oscar del cortometraggio di animazione. Il cortometraggio di Lasseter diventa un piccolo classico, frequentemente citato e utilizzato in imitazioni e parodie: la sua fortuna, oltre alle indubbie qualità tecniche, per l’epoca avanguardistiche, si deve alla scelta di un oggetto conosciuto e familiare, capace di provare sentimenti, che riceve una nuova vita grazie alla tecnologia.
In seguito Luxo Jr. viene inglobato nel logo Pixar: la giovane lampada arriva saltellando, sovrasta la “I” che viene schiacciata sul fondo e si impossessa del suo posto, lanciando uno sguardo impertinente e spavaldo al pubblico. Come scrive Christian Uva (Il sistema Pixar, Il Mulino, Bologna 2017, p. 47.) , Luxo è l’«ideale sintesi del mito fondativo di questa società [la Pixar] individuabile nella fusione tra creatività e tecnologia, incarnate paradigmaticamente in un oggetto dall’affascinante design che, richiamando contemporaneamente passato e futuro, guarda verso il pubblico proiettandovi la sua luce…» .