Mettere radici, diciamo, per indicare la sospensione del movimento, con quella vaga allusione alla pigrizia che spinge in fondo ad accontentarsi, a smettere di cercare. E quanto comodo ci fa – a volte – accomodarci sulle radici che ci fanno dire “noi” e ci fanno bastare il “qui”, puntando dritto lo sguardo dove affondano. Sotto terra.
E cercando, e raccontando, e incontrando, invece, questa edizione di Riflessi ci ha fatto ricordare che «nemmeno gli alberi sono fermi». E se il tronco, lentamente, silenziosamente, alza la testa e allunga le braccia verso il cielo, le radici, laggiù, sotto alle nostre suole, si espandono, scavano, esplorano, evitano gli ostacoli, spaccano l’asfalto, nutrono, esplorano più a fondo…
Non hanno una direzione. Le radici. Non si accontentano. Non si fermano.
Come noi.